Era la sera del 13 giungo 2001 quando la Fiorentina, guidata da Roberto Mancini subentrato all’esonerato Terim, pareggiava in casa contro il Parma grazie alla rete di Nuno Gomes e, in virtù della vittoria esterna dell’andata firmata da Vanoli, si aggiudicava la sesta ed ultima Coppa Italia della sua storia. L’ultima volta di un trofeo alzato al cielo del “Franchi”, l’ultima volta che i caroselli hanno invaso le strade di Firenze, l’ultima notte di festa, l’ultima gioia preludio della tragedia che, l’anno successivo, si consumerà prima sul campo e poi nelle aule dei tribunali.
L’ultima vera soddisfazione prima di 16 lunghi anni senza trofei, anzi, senza nemmeno mai avvicinarsi concretamente alla possibilità di poter vincere qualcosa. L’ultimo sussulto della presidenza di Vittorio Cecchi Gori che, fra alti e bassi (alla fine purtroppo bassissimi), è stato l’ultimo dirigente capace di regalare ai tifosi viola, quantomeno, la possibilità di sognare di affrontare le grandi del calcio italiano ed europeo ad armi pari e, talvolta, di riuscire anche a batterle.
Da lì in poi una lunga attesa, iniziata nell’estate 2002 con l’avvento della famiglia Della Valle, nella speranza di rompere un digiuno che ormai dura da tanto, troppo, tempo. Una speranza che però, seppur affievolita, non si è mai completamente spenta perché, come recitava uno sticker in voga dalla parti di Firenze negli anni precedenti, “Una coppa tira l’altra” e sognare, anche se fra mille difficoltà, è pur sempre lecito…
Gianmarco Biagioni