di Marco Collini
Oggi ai microfoni di Labaroviola.com abbiamo l’ex portiere Marco Roccati, transitato in viola nelle stagioni dal 2004′ al 2006′.
Buonasera Roccati, sei rimasto nel calcio a fine carriera?
“Buonasera Marco, vivo a Bologna. Alleno i portieri del settore giovanile della SPAL. In più sono anche docente a Coverciano, presso il Centro Tecnico Federale”.
Cosa cerchi di trasmettere ai giovani portieri di domani?
“Cerco di essere per loro una guida, stimolarli a migliorarsi ogni giorno. Ho avuto con me un ragazzo come Audero, passato dalla Juve che ora si sta affermando alla Sampdoria”.
Oggi per un giovane portiere italiano è più difficile emergere?
“Senza dubbio, uno dei motivi è che nelle società i dirigenti hanno meno competenze tecniche di un tempo. Si danno chance a portieri stranieri per agevolare contatti coi procuratori”.
Chi è il migliore italiano oggi?
“Meret. Quest’anno ha avuto tanta sfortuna, è stato infortunato e i risultati della squadra non l’hanno aiutato. Però è un portiere di sicuro talento e valore acclarato”.
Come vede la situazione attuale del calcio. Il protocollo sembra trovi l’ostacolo dei medici sociali..
“Secondo me non si può e non si deve ripartire. Il calcio è uno sport di gruppo, dove gli scontri fisici sono centrali nel gioco. Se decidessero di riprendere sarebbe una cattiva mossa”.
Sei stato due anni a Firenze, che ricordi hai?
“Ho giocato poco, solo 3 presenze. Ma ho un splendido ricordo. Per me è una seconda casa, da Bologna quando posso torno sempre volentieri. Professionalmente potevo fare di più, ma sia il dg di allora Lucchesi che Della Valle mi dissero che puntavano su altri”.
Sei stato compagno di reparto di Lupatelli, che tipo era?
“Posso solo parlarne bene. Prima di tutto è stato un portiere forte, ha avuto meno di quanto meritava. Si era operato 3 volte alle ginocchia quando arrivò in viola. Ricordo che si allenava col dolore, cosa mai semplice..”.
Poi nello spogliatoio era spassoso, qualche aneddoto?
“Ce ne sono parecchi, tipo quella volta che arrivò nello spogliatoio facendo il balletto tipico del programma Amici di Maria De Filippi. Era uno stacchetto che ci faceva morire dal ridere..”.
Un personaggio particolare è stato Nakata, che tipo era?
“A Firenze arrivò dopo varie esperienze in Italia. Perigia Roma, Parma e si sentiva anche un po’ stanco di essere “usato” per la sua popolarità. Aveva grande tecnica. Alla Roma diede una mano per vincere il titolo. Fu un genio Gaucci nel prenderlo, fece coesistere il valore tecnico a quello del risalto pubblicitario”.
In viola ultimamente si è puntato su Lafont e Dragowski, chi dei due preferisci?
“Lafont arrivava da un altro paese, è del 99′. Ha commesso errori a volte, ma se hai deciso di puntarci trovo assurdo averlo rimosso dopo 12 mesi. Stesso discorso Dragowski, un portiere che ha qualità ma superiore conoscenza del nostro Paese. Gli va data fiducia, altrimenti sei punto e a capo”.