A La Gazzetta, si è raccontato Giancarlo Antognoni, parlando del suo passato con la maglia della Fiorentina. Questi i passaggi principali:
“Cosa si prova ad essere il simbolo di una città? Quello che io provo per Firenze è qualcosa di speciale. E l’amore che Firenze mi ha regalato non si può spiegare. Ne sono orgoglioso, ma so che è anche una responsabilità. Quale è stata la sua partita perfetta con la Fiorentina? Fiorentina-Roma 3-1, aprile 1980. Due gol miei su punizione, un autogol di Santarini provocato da un mio tiro: quella domenica mi riusciva tutto. Il calcio le ha dato tanto, ma le ha anche tolto, vero? Mi sono infortunato due volte in maniera grave. Nel febbraio del 1984, tibia e perone: rimasi fuori più di un anno e mezzo e quello stop incise sul mio finale di carriera. E prima nel novembre del 1981, in uno scontro con Martina, il portiere del Genoa. Svenni, mi si fermò il cuore, fu decisivo l’intervento del massaggiatore, che mi salvò la vita. Venni operato alla testa, rimasi fuori quattro mesi. E quell’anno perdemmo lo scudetto. Non voglio essere presuntuoso, perché venni sostituito in maniera egregia da Miani, ma saltai praticamente metà campionato e forse con me in campo qualche punto in più l’avremmo fatto. E avremmo vinto lo scudetto. Invece fu la Juve a prenderselo all’ultima giornata”.