Vitor Hugo ha parlato in esclusiva al Corriere fiorentino, queste le sue parole
«Davide è con noi. Sempre».
Lei, di fatto, in campo ha preso il suo posto in campo. Come vive questa eredità?
«È una grande responsabilità, che provo ad onorare al meglio dando tutto me stesso ogni giorno anche se so che non potrò mai nemmeno avvicinarmi a lui».
La sua storia si lega in modo forte a quella di Astori. È stato lei, per esempio, a inventare il saluto al capitano, dopo il gol al Benevento. Quanto pensa ancora a quel pomeriggio?
«Quel gesto mi è venuto d’istinto, mi sembrava il modo giusto per onorarlo. Ci penso sempre».
E a Davide, quanto ci pensa?
«Ogni giorno. Davide è con noi. Il suo posto è sempre lì, negli spogliatoi, e nessuno glielo potrà togliere. Mai».
Capire come abbiate fatto a ripartire, più forti di prima, resta un mistero. Vuol provare a spiegarcelo?
«Per me quel giorno, a Udine, il campionato era finito. Pensavamo che non potessimo più giocare».
Poi?
«Abbiamo ricevuto messaggi da tutto il mondo. Soprattutto, ci sono stati i tifosi. Il supporto che ci hanno dato è stato incredibile e allora abbiamo capito che non potevamo fermarci. Anzi. In quei momenti ci siamo detti che avremmo giocato sempre per lui. È stata la svolta».
Anche i nuovi pur non avendo condiviso con voi quel dolore sembrano aver raccolto la vostra stessa forza. Come è successo?
«Appena hanno messo piede al centro sportivo hanno capito che questa Fiorentina è diversa da tutte le altre squadre. Perché noi giochiamo per qualcuno, non per qualcosa».
E continuate, dopo ogni partita, a salutare Astori insieme ai tifosi…
«Sì, così come nello spogliatoio continuiamo a cantare i cori per lui. Ci dà forza».
Che ruolo ha avuto Pioli in questa reazione?
«Fondamentale. Come un papà per noi. Ci ha raccolto, prendendosi cura di noi come fossimo suoi figli».
La sensazione è che tra di voi si sia creato davvero un rapporto speciale. È così?
«Il mister parla tantissimo con noi. In Brasile si dice “se un allenatore ti parla vuol dire che ti vuole bene. E poi gioca con noi, scherza. Anche se quando non facciamo quello che ci chiede si arrabbia moltissimo. Urla, si sbraccia, da tipico italiano…”
Per adesso però può essere abbastanza soddisfatto. No?
«Siamo partiti bene. Davide sarebbe felice e orgoglioso di noi».