Ecco alcuni estratti dell’intervista di Andrea Sottil al Corriere dello Sport:
Andrea Sottil, siamo davvero in guerra?
“Sì. Questa è una guerra subdola, senza armi. Dove i veri soldati sono i medici, il personale sanitario, quello della Protezione Civile ed il nemico non cammina su due gambe, è un virus bastardo”.
E suo figlio Riccardo come vive questa situazione?
“Restando a casa, lavorando qui, per quanto sia possibile farlo in un appartamento. Il calcio ha scandito le nostre vite sempre, sia la mia che quella di mio figlio, siamo cresciuti dentro gli stadi. Sarei la persona più contenta del mondo a pensare di tornare subito a vedere una partita, quello che per me è uno spettacolo piacevole. Riccardo scalpita per scendere nuovamente in campo, ma capisce benissimo che questa, lo ripeto, è una guerra”.
Si allena da casa, dunque.
“Fa allenamenti via Skype, seguendo il programma di lavoro che gli è stato messo a disposizione. Lavora per mantenere il tono muscolare, la forza: insomma, fa di tutto per non stare fermo. Ascolta poi tanta musica e abbiamo riscoperto tanto il dialogo, che in passato per cause di forza maggiore, essendo o io o lui a giocare in qualche città diversa, non abbiamo potuto curare. Altrettanta cura deve poi essere riservata all’aspetto mentale: siamo tutti impauriti, è innegabile, ma non dobbiamo farci prendere né dall’ansia né dall’isteria perché con quelle non si va da nessuna parte”. Certo che il campionato può fermarsi, ricomincerà quando ci saranno i presupposti. Se dovesse servire non scendere in campo in questa stagione, amen. Anche la Uefa ha fatto slittare gli Europei di un anno, non è un segnale di poco conto”.