Ecco altre parole dell’intervista di Vitor Hugo al Corriere fiorentino:
A Roma contro la Lazio,non è andata bene. Con quale sentimento siete venuti via?
«Con rabbia, perché non meritavamo di perdere, ma anche con la consapevolezzadi aver fatto una grande prestazione. Abbiamo giocato meglio di loro. Ci è mancato soltanto il gol».
In trasferta i risultati non arrivano, cosa manca?
«No. Ci manca sempre qualcosa. Ma se lo sapessimo avremmo già risolto. Ci stiamo lavorando, e sono convinto che presto vinceremo in trasferta. Giocando così non possono non arrivare i risultati».
Anche a Milano, con l’Inter, avete giocato una grande partita.
«Grandissima…».
A proposito. Di quel rigore hanno parlato tutti, tranne lei. Vuole farlo?
«Incredibile! Mai visto in vita mia un rigore così. Non ho fatto nulla per toccare il pallone con la mano, forse l’ho appena sfiorato e la palla comunque non ha cambiato direzione. L’arbitro è stato troppo severo».
Cosa pensa del Var?
«Mi piace, perché le rende le partite più giuste. È brutto perdere una partita e accorgersi, dopo, di aver perso per un errore arbitrale. Gli arbitri sono bravi, devono valutare le immagini in poco tempo e si stanno comportando bene. Partita di Milano a parte…».
Gli obiettivi. Europa?
«Sì, ce lo siamo detti fin dal primo giorno. Dobbiamo far meglio dell’anno scorso».
Tra i vostri punti di forza c’è sicuramente la difesa. Qualche segreto?
«La squadra. È merito di tutti, perché lavoriamo insieme. Senza l’aiuto degli attaccanti e dei centrocampisti noi la dietro non potremmo fare così bene. Non a a caso di sei gol presi tre sono arrivati su palla inattiva e uno con quel rigore…».
Pezzella ha appena segnato il primo gol con l’Argentina. Com’è giocare al suo fianco?
«German sta facendo grandissime cose, merita tutto quello che sta vivendo. È uno dei difensori più forti del campionato ed è sempre più leader. Cinque mesi fa non era così…ma da quando ha preso la fascia è cresciuto in personalità, ci guida, come faceva Davide».
E lei? Insieme a Pezzella è tra i più esperti. Si sente un leader?
«Io sono diverso. Sono molto più tranquillo, sto più nel mio».
Ma non le fa effetto giocare insieme a tanti ragazzi così giovani?
«Mi piace! E sono convinto che la gioventù sia la nostra forza. Lo abbiamo dimostrato giocando meglio contro squadre molto più esperte».
Torniamo ai suoi compagni di reparto. Milenkovic?
«È fortissimo. L’esperienza al mondiale lo ha fatto crescere, ha marcato gente come Neymar e Coutinho e ora, lì a destra, ci dà una grande protezione».
In porta c’è un altro giovane, Lafont. Vi trasmette sicurezza?
«Molta. Anche quando gioca con i piedi. Siamo noi a chiedergli di non buttare via il pallone e lui non ha paura, ha una tranquillità incredibile. E vi assicuro che fargli gol non è facile. Ce ne accorgiamo ogni giorno in allenamento».
Visto che parliamo di gol. Simeone sta attraversando un momento difficile.
«È il nostro Cholito…Deve stare tranquillo. Presto segnerà e allora non si fermerà più. Ci dà una grande mano, quando dicevo della fase difensiva di squadra pensavo anche a lui. Il suo lavoro sporca i palloni degli avversari e per noi difensori diventa tutto più semplice».
Gerson. Dicono che lei sia il suo «tutore». È vero?
«Ci lega una grande amicizia. L’anno scorso avevo legato molto con Gaspar e Gil Dias, per via della lingua. Quando sono andati via ho pensato “sono finito, con chi parlo adesso?! Mi giravo a destra ed erano tutti francesi, mi giravo dall’altra ed erano italiani. Per fortuna è arrivato lui».
Ancora però non ha espresso tutte le sue qualità.
«È fortissimo, vedrete che ci darà moltissimo. È un bravissimo ragazzo, molto più maturo rispetto ai suoi 21 anni, e non è vero che non fosse felice di venire qua. È stato contento da subito poi, quando ha capito che gruppo siamo, e ha visto i nostri tifosi, lo è stato ancora di più».
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