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Andreotti: “Alla Fiorentina il momento più gratificante della carriera. Con Cavasin svoltammo, un fanatico dei dettagli”

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Andreotti: “Alla Fiorentina il momento più gratificante della carriera. Con Cavasin svoltammo, un fanatico dei dettagli”

Redazione

12 Maggio · 15:42

Aggiornamento: 12 Maggio 2020 · 15:43

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di Marco Collini

 

Oggi ai microfoni di Labaroviola.com abbiamo l’ex tornante della Fiorentina, Marco Andreotti.

Buongiorno Andreotti, hai disputato due stagioni in viola. Cosa ti ha lasciato giocare nella Fiorentina?

“Buongiorno Marco, devo dire che quel periodo è stato il più bello e gratificante della mia carriera. Giocare in uno stadio sempre pieno in casa, vincere condividendo il sogno di migliaia di tifosi viola”.

Arrivasti in viola ad agosto del 2002′. Quando seppi dell’interessamento dei gigliati?

“Io venivo dal Lecco, società allora presieduta da Cimminelli allora al Torino Calcio. La società fallì ed io a luglio mi ritrovai ad allenarmi col Toro. Fu grazie all’amicizia del mio ex tecnico Donadoni con l’allora dg Giovanni Galli che fece da tramite col Torino. In granata gestiva il mercato Mazzola, altro amico di Galli. Fu così che io e Fabio Quagliarella arrivammo a Firenze”.

Che situazione trovasti?

“C’erano Wierchowod in panchina, Ivan e Di Livio. Il resto erano una quindicina di ragazzi della Primavera. Dovevamo vincerle tutte, come sempre non fu facile per il mister gestire una rosa con giocatori forti ma in continuo cambiamento”.

Rimasi deluso da Wierchowod?

“Fu sfortunato e non riuscì ad imporre il suo timbro sul gruppo. Non giocavo sempre a non gliene faccio una colpa. Cosa che riuscì a Cavasin..”.

Ci fu appunto l’avvicendamento, ricordi il primo giorno di Cavasin?

“Poche parole. Scrisse alla lavagna la formazione con gli undici titolari il primo giorno. C’ero al fianco di Riganò e Di Livio. Col vecchio mister entravo a partita in corso e mai dal 1′. Lì scattò la molla. Cavasin era un fanatico dei dettagli. Aveva una fame di vittoria incredibile, ci tirò fuori l’orgoglio”.

Era anche il primo anno dell’era Della Valle. Cosa vi dicevano per caricarvi?

“Erano presenti a tutte le partite. Soprattutto Diego lo ricordo come desse sostegno e solidità. Avrò sempre un ricordo di una proprietà modello, comunque sia finita la loro storia”.

Dopo 8 vittorie consecutive si arrivò alla vittoria e alla promozione in C1..

“Ricorderò sempre la partita col Savona. Vincemmo 3-0 e feci un gol irripetibile, bellissimo. Facemmo il giro di campo intorno ad un Franchi in delirio e gremito in ogni ordine di posto”.

L’anno dopo partite per vincere la C1, ma invece..

“Andammo in ritiro prima in Sardegna con le famiglie, poi a Piancastagnaio. Eravamo di ritorno da un allenamento quando in pullman ci comunicarono che eravamo stati ripescati in B. Magari in C1 avrei potuto dare molto di più ma ricordo come esplodemmo in un boato di gioia per il salto”.

In B all’inizio non partiste bene e Cavasin fu sostituito a metà stagione..

“Eravamo a metà classifica a Natale. Il mister mi faceva sempre giocare ma serviva qualcosa in più. Così a gennaio arrivarono grandi giocatori per la categoria come Fontana, Camorani e Fantini”.

Da lì cominciò il tuo declino..

“Cavasin fu sostituito con Mondonico. Il dg Lucchesi mi comunicò che la società non puntava più su di me come titolare. Fui io a scegliere di partire, ero ancora giovane e reagii d’istinto. Tornassi indietro sarei restato in disparte sperando di festeggiare a fine stagione. Non andò così ma non ho rimpianti”.

Chi furono i 3 calciatori più forti in quella Fiorentina?

“1. Riganò: con lui partivo sempre 1-0.
2. Di Livio: diventammo subito amici, mi ha dato tanti consigli e l’esempio che deve avere un calciatore a livello di motivazione.
3. Luca Ariatti: non un fenomeno ma in campo aveva un’infinita umiltà e capacità di essere indispensabile in campo”.

In quel periodo ebbi modo di conoscere Mondonico, che ricordi hai di lui?

“Lo avevo conosciuto al Toro, quando mi andavo ad allenare con la prima squadra. Era una persona buona, sempre disponibile a dare una mano. Quando si doveva incazzare lo faceva, non te lo mandava a dire..(ride n.d.r.). Pensare a lui mi mette sempre nostalgia”.

Cosa fa oggi dopo l’addio al calcio Marco Andreotti?

“Faccio il commesso in una catena di negozi per animali. Vivo a Torino, ma il calcio è ancora presente. Alleno da 3 anni la femminile del Lascaris, categoria eccellenza. Mi diverto ed imparo tanto dalle Women’s . Hanno una marcia in più rispetto agli uomini. Possono stare in campo anche 6 ore fino a che non riescono in quello che le chiedi..”

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