Diego, come sempre, fa rimbalzare le domande sulla Fiorentina addosso al fratellino, che da un pezzo ha fatto un passo indietro per auto-esiliarsi altrove. Un peccato. Perché lui fu il grande artefice dell’addio a Pantaleo Primo, della nouvelle vague fiorentina, del periodo più emozionante del passato prossimo. Montella, Macìa, Pradè, Borja Valero, Pepito eccetera eccetera. (…) Parole, sogni, ettari e brindisi. Poi addio. Colpa di qualche coro? Anche.
Ma adesso il presidente in esilio prova dire la sua: obiettivo Europa League. Beh, almeno ora un traguardo c’è, perché fino a due giorni fa al massimo si parlava di transizione verso un immaginifico oltre. E anche qui però si resta sul vago, perché Corvino, Freitas e Cognigni hanno venduto alla piazza assetata di emozioni un esaltante “progetto giovani”, che però perde ogni significato se dovesse essere ceduto Chiesa. (…) Poi la parte su Borja Valero: “E’ stato l’unico che è stato mandato via senza che lo volesse”. Il contrario di quello che facevano circolare i loro fedeli dirigenti della società, che ci tenevano a non assumersi la responsabilità di una cessione programmata già dall’anno prima, quando lo spagnolo fu trattato con la Roma, cioè con Sabatini e Spalletti, poi emigrati all’Inter. In mezzo una cessione in Cina che il giocatore si rifiutò di sottoscrivere. Sembrano dettagli, ma raccontano molto di questa società. (…)
L’articolo integrale di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica