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Bojinov: “Toni era il leader. Quando vinse titolo cannoniere e scarpa d’oro regalò a tutti un orologio”

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Bojinov: “Toni era il leader. Quando vinse titolo cannoniere e scarpa d’oro regalò a tutti un orologio”

Redazione

18 Ottobre · 09:16

Aggiornamento: 18 Ottobre 2024 · 09:16

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"Toni la domenica era devastante. Ci diceva 'Ragazzi non preoccupatevi, datemi palla e ci penso io'"

Valeri Bojinov ieri è intervenuto in diretta a TvPlay in quanto ex di Lecce e Fiorentina, ecco alcune sue parole: “Il mio scopritore è stato Pantaleo Corvino. Il primo anno a Lecce mi allenavo con la prima squadra ma nel fine settimana scendevo in campo per tutte le squadre del settore giovanile: dai giovanissimi alla Primavera. Giocavo dal venerdì alla domenica, ero sempre impegnato. I ragazzi di oggi invece devono recuperare perchè non ce la fanno. Per me era importante giocare, stare a contatto con i compagni e divertirmi. Poi la domenica, quando facevo il raccattapalle alla prima squadra, sognavo di giocare in Serie A. Oggi invece è diverso, è tutto dovuto: non esiste piu il sacrificio. Al giorno d’oggi basta che fai una buona partita e si sentono già giocatori.

Vlahovic? Nella chiacchierata che feci con il serbo gli dissi che quando arrivi nella Juventus non devi pensare che gli altri giocano per te. Devi fare in modo che questo accada e non pensare che sia tutto dovuto perché ti hanno pagato 70 milioni di euro. Devi lavorare e sudare e dimostrare ai tuoi compagni di valere, essendo anche furbo. Perché in quel club ognuno vuole stare nelle prime pagine dei giornali. Vlahovic è un ragazzo che lavora tanto, io l’ho conosciuto al Partizan. Ha scelto di non andare in Nazionale perché vuole migliorare ancora restando a contatto con Thiago Motta. Quando ero a Firenze non vedevo l’ora di entrare dello lo spogliatoio, di stare assieme ai compagni. Quando sono arrivato alla Fiorentina c’era anche Luca Toni. Era un ragazzo che rideva sempre, che faceva scherzi ai compagni e costruiva il gruppo all’interno dello spogliatoio. Era il nostro leader. Andavamo a cena fuori, ridevamo e scherzavamo sempre, ma quando andavamo in campo era il primo a pretendere il massimo. E la domenica poi era devastante, in pochi riuscivano a fermarlo. Non è un caso che lui ha fatto quello che ha fatto nella sua carriera.

Ogni tanto uscivamo il giovedì sera e il direttore Corvino il giorno dopo ci chiedeva perchè lo avessimo fatto. Gli facemmo capire che avendo portato fortuna la prima volta avremmo continuato a farlo, e che lui ci avrebbe potuto criticare solo se poi la domenica avremmo fatto male in campo. Ma devo dire che quelli erano altri tempi. Luca era devastante sia in campo che fuori. Quella stagione quando vinse la classifica dei marcatori con 30 reti, e la scarpa d’oro, regalò un orologio ad ogni giocatore della rosa. Pagherei per vedere giocatori con la mentalità come aveva lui. Quando arrivavamo allo stadio con il pullman lui aveva la capacità di togliere la tensione nei compagni, gli bastava un sorriso e qualche battuta. Non ti faceva pensare niente, voleva prendersi ogni responsabilità. Ricordo ancora che spesso ci diceva: ‘Ragazzi non vi preoccupate, datemi la palla che ci penso io”.

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