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Borja Valero: “Non potevo ritirarmi con la retrocessione della Fiorentina. Con Firenze amore a prima vista”

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Borja Valero: “Non potevo ritirarmi con la retrocessione della Fiorentina. Con Firenze amore a prima vista”

Redazione

14 Novembre · 13:03

Aggiornamento: 14 Novembre 2024 · 13:41

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Borja Valero ha rilasciato una lunga intervista a Radio Serie A in cui ha parlato della sua carriera, ecco un estratto in cui parla della sua esperienza a Firenze:

Come è nata l’idea di andare al Lebowski?

La mia avventura al Lebowski è iniziata grazie a Benedetto Ferrara che mi ha detto che mi sognavano magari come allenatore o consulente per la scuola calcio, ed io ma perché devo allenare se ancora posso giocare. Dopo aver parlato con loro e di cosa fanno mi sono convinto, giocare con i dilettanti è stato bellissimo e mi ha permesso di tornare a giocare come quando ero bambino solo per divertirmi.

L’arrivo a Firenze?

Con Firenze c’è un impatto grande quando arrivi, non la conoscevo come città e il cambio culturale è un po’ impattante. Non pensavo ci fosse questa passione quando sono arrivato, non c’era un ambiente ottimale perché venivano da annate difficili. Tantissimi cambiamenti ma subito tutti i pezzi si sono allineati e abbiamo iniziato a giocare molto bene e si è visto subito quello che potevamo essere anche fuori dal campo.

Non era semplice per Montella

Per Montella non era semplice visto che non aveva grande esperienza, ma quando uno ha giocato a grandi livelli sa già cosa chiedere ai proprio giocatori. Ci ha lasciato giocare come ognuno aveva dentro ma con la base della sua idea di calcio e si è visto subito un gioco bellissimo sotto la mano di Montella. C’è stata una crescita in quegli anni in cui tutti siamo cresciuti.

Come era Jovetic?

Jovetic veniva da tanti anni a Firenze di un grandissimo livello, si parlava sempre di un suo trasferimento ma alla fine lo convinsero a fare un altra annata con noi perché sapevamo che potevamo fare bene. Lui è un giocatore di quelli diversi, mi sono divertito molto con lui, avevamo un bel rapporto anche fuori dal campo e questo ci ha aiutato anche dentro al campo.

In quella Fiorentina c’erano tanti giocatori forti?

Era una bellissima squadra e meritavamo di più per quello che la squadra poteva dare, grandissimi giocatori che hanno continuato a grandissimi livelli, peccato per quella finale di Coppa Italia perché potevamo dare una gioia a tutta Firenze che lo aspetta da tanto.

Poi sono arrivati anche Gomez, Rossi e Salah

Il tifoso della Fiorentina quando sente nominare i giocatori gli scende una lacrimuccia. Per Salah siamo stati il punto di partenza di una carriera straordinaria, l’abbiamo aiutato e lui ci ha dato una mano grandissima perché era un giocatore di alto livello, ma grazie al nostro gioco le sue caratteristiche si sono amplificate.

Eppure i Della Valle erano contestati

Firenze è una piazza difficile nel bene e nel male, lo devi capire quando vieni qua, e vale anche per i proprietari e loro ovviamente hanno provato a fare il massimo quando sono stati qua.

L’arrivo di Paulo Sousa

Paulo Sousa ha un impatto bellissimo con la squadra, ci ha cambiato completamente stile di gioco e si è visto subito il suo impatto, sopratutto i primi 7/8 mesi abbiamo fatto un calcio bellissimo, anche se volevamo vincere lo dovevamo fare con un certo stile. Peccato che nel mercato invernale non abbiamo avuto quella spinta in più per rimanere su perché potevamo almeno provarci.

In quegli anni hai conosciuto Astori

È difficile parlare di Davide perché sono stati 2 anni molto belli, ci siamo divertiti insieme. Una persona con un grande carattere, anche se non sempre andavamo d’accordo è uno che ti fa piacere avere accanto, se dovevamo andare in guerra andavamo insieme. Il giorno che è successo ci è cascato il mondo addosso. Il suo ricordo non se ne andrà mai, Firenze in quei giorni ha dimostrato la sua grandezza come città, ho la fortuna di parlare spesso con la famiglia. Lo porto sempre con me nelle chiavi di casa ho il portachiavi con Davide Astori 13, era una persona che non doveva andarsene così presto ma a volte la vita fa brutti scherzi. Almeno ha lasciato una bambina bellissima che spero possa crescere bene con i valori che aveva il babbo.

Sei stato definito un tuttocampista; ti piace?

Montella quando mi vide per la prima volta mi disegna i ruoli del suo centrocampo e mi chiede dove mi piacerebbe giocare e io gli segno tutti e 3 i ruoli e lui si mette a ridere; poi non parlavamo la stessa lingua e ci siamo messi a ridere entrambi. Ero un calciatore intelligente, non dotato di grandi doti fisiche e per questo ho dovuto sviluppare la testa e grande intelligenza tattica, provavo a farmi trovare nel posto giusto ricevere la palla e avere cura della palla.

Il passaggio all’Inter come è stato?

Non è stato semplice lasciare Firenze, volevo chiudere la carriera lì ma per problemi con la dirigenza mi lasciano andare e mi dicono che sarebbe stato meglio per la Fiorentina.

Poi sei tornato alla Fiorentina

“Quando sono tornato a Firenze ero un calciatore completamente diverse da quando sono andato via. Gli infortuni mi hanno lasciato per molto tempo fuori dal campo e mi dispiaceva, è stata una annata molto complicata ma alla fine siamo riusciti a salvarci. Non potevo finire la mia carriera alla Fiorentina con la retrocessione. Ho dato tutto me stesso per salvare la Fiorentina magari poco in campo ma molto dentro lo spogliatoio per salvare la Fiorentina, sono felice di aver concluso la mia carriera in una delle squadre che mi ha segnato di più.”

Il rapporto con Firenze

Con Firenze amore a prima vista, è stato un mix un po’ della città, del carattere dei Fiorentini e del calore dei tifosi per la Fiorentina. Tutti si sentono molto fortunati di essere Fiorentini e si vantano di esserlo, ma io dico che essere Fiorenrini per scelta come ho fatto io ti da anche qualcosa in più e tutti mi ringraziano che io abbia deciso di vivere qui. A me questo fa grandissimo piacere perché sono nel posto che voglio con le persone che voglio, la libertà di fare quello che uno vuole dove vuole è la libertà più grande

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