La FIGC ha deciso di rimuovere lo ius soli sportivo tra le categorie giovanili italiane: i ragazzini extracomunitari residenti in Italia non potranno più essere tesserati dai club, venendo di fatto esclusi dalla pratica del calcio.Il cosiddetto ius soli sportivo era stato approvato dal CONI nel 2016: i minori stranieri residenti in Italia almeno dal loro decimo anno d’eta potevano essere tesserati dalle società sportive con le stesse procedure previste per gli italianiDi recente, però, il governo ha cambiato le norme per il tesseramento degli U14, richiedendo documentazione aggiuntiva. La FIGC ha istituito una commissione apposita per valutare le richieste, ma solo una settimana fa ha avvisato i club.
Finisce in Parlamento il caso del progetto Aurora sollevato dal suo presidente, Gianni Salsi, che è stato costretto a ritirare la propria squadra di Esordienti Figc a 9, formata da 15 atleti nati nel 2012, al loro primo tesseramento in Federazione dopo tanti capionati col Csi, a causa del rifiuto da parte della Figc del tesseramento di ben 8 atleti extracomunitari, per l’abolizione improvvisa dello Ius soli sportivo.
Scrive i deputati del Pd Mauro Berruto, responsabile del dipartimento sport, Andrea Rossi, Ilenia Malavasi e Stefano Vaccari: “Presenteremo un’interrogazione al ministro Abodi per capire cosa stia succedendo rispetto alla difficoltà di tesseramento di ragazzi minori di 18 anni senza cittadinanza italiana che vogliono praticare sport. Molte segnalazioni ci arrivano da associazioni che tentano di tesserare piccoli sportivi, cittadini di seconde e terze generazioni residenti in Italia, ma ancora senza cittadinanza e non riescono a farlo. Considerato che, come recentemente voluto dal Parlamento intero, anche la Carta costituzionale riconosce il valore educativo e sociale dello sport, chiediamo di intervenire affinché siano chiarite con le federazioni le procedure in osservanza al dl 36 – come peraltro definito nella XVII Legislatura con i governi di centrosinistra – che richiede ai piccoli atleti semplicemente un anno di frequenza scolastica”.
E concludono: “Ci giunge notizia, infatti, di richieste di documenti molto complessi da reperire. Segnaliamo il problema e, in modo costruttivo, chiediamo al ministero un intervento affinché la situazione presso le federazioni sportive torni a normalizzarsi”.
“La Federazione non ha tesserato otto nostri ragazzini perché extracomunitari nonostante siano nati e cresciuti in Italia. Siamo stati costretti a ritirare la squadra dal campionato”.
L’ennesimo pasticcio di burocrazia all’italiana ferma il Progetto Aurora, squadra dilettantistica del quartiere Santa Croce. Tutta colpa dell’abrogazione – con efficacia dal 1° luglio scorso – del ’Ius Soli sportivo’ (come lo definisce la federazione stessa) che consentiva ai bambini di fare sport nelle nostre società anche senza la cittadinanza italiana. Ma la nuova introduzione normativa adottata nell’ambito della nuova legge sul lavoro nello sport approvata dal Governo ha cambiato le carte in tavola; in realtà l’intento doveva essere nobile, ossìa evitare la ‘tratta dei baby calciatori’ e che approfittatori senza scrupoli si accaparrassero giovani pur di fare soldi qualora sarebbero diventati campioni.
Ma, come spesso accade nel nostro Paese, la toppa può essere peggio del buco. Dunque ora per chi ha compiuto 10 anni di età deve, per il primo tesseramento alla Figc (la federazione italiana gioco calcio), inviare un’integrazione di documenti, dal certificato di nascita fino all’attestato di frequenza – da almeno un anno – in una scuola italiana. Rimandando di fatto all’articolo 19 della Fifa. Una nuova regola passata in sordina (vi sfidiamo a trovare in rete anche solo un annuncio) fino a sei giorni fa quando la Federazione ha inviato un comunicato alle società ricordando la nuova introduzione e che il tesseramento degli stranieri al decimo anno di età sarebbe stato regolato non più dal comitato regionale bensì dalla neo istituita commissione minori della Figc, a Roma dove ovviamente le tempistiche si dilatano notevolmente.
Troppo tardi per il Progetto Aurora che fino a i 9 anni di età faceva giocare i propri ragazzi nel campionato Csi, ente di promozione sportiva dove l’agonismo passa in secondo piano e la documentazione è meno stringente. Ma dal decimo anno in poi la squadra viene iscritta ai campionati Figc. Quindi per i primi tesseramenti ecco i problemi.
“Avevamo inviato i tesseramenti dei nostri otto atleti dieci giorni fa – spiega amareggiato il presidente del Progetto Aurora, Gianni Salsi – come da vecchia normativa, alla federazione regionale. Ma poi ci hanno detto che per effetti della nuova legge dovevamo mandarli a Roma. Così ci hanno bocciato i tesseramenti per i quali ora ci vorrano mesi prima di recuperare la documentazione utile e prima che venga dato il nullaosta dalla Figc. Sabato iniziava il campionato, ma siamo stati costretti a ritirarci… Chiederemo al Csi di iscriverci nel loro torneo anche se è già iniziato”.
Infine, Salsi chiude con rabbia: “Per la nostra società che ha sede in un quartiere multietnico, il 55% di ragazzi di origine straniera su 300 tesserati, questa nuova legge è un grosso problema. Eppure sono nati e cresciuti a Reggio, hanno studiato qui e sono il nostro futuro. E il Governo cosa fa? Siccome non riesce a fare ciò che vorrebbe sull’immigrazione, si sfoga contro dei bambini non concedendo loro di giocare. È un’umiliazione”.
Troppo poco per le società dilettantistiche come il Progetto Aurora di Reggio Emilia. Impossibilitato a tesserare 8 ragazzi, il club ha deciso di ritirarsi dai campionati, denunciando le nuove norme e la gestione tenuta dalla FIGC.umiliante escludere i ragazzi dallo Sport e dal calcio. E non può avvenire a Reggio Emilia”.
Dopo il caso del Progetto Aurora, la società costretta a ritirare la squadra perché impossibilitata a iscrivere 8 ragazzini extracomunitari al campionato, si fanno sentire l’assessore allo sport Raffaella Curioni e il presidente della fondazione sportiva Mauro Rozzi: “Sullo Ius Soli, da tempo siamo in prima linea insieme ad altre città, rivendicandone l’importanza e la necessità imprescindibile. Consentire ad un ragazzo under 14, che frequenta le nostre scuole, che vive nella nostra città e che risiede qui seppur con una nazionalità non italiana, di poter giocare a calcio ed essere tesserato vuole dire dargli la possibilità di far parte di un percorso educativo e formativo, di integrazione e cittadinanza”.
In realtà la cosa è complicata. È vero che il Governo ha irrigidito le norme per il tesseramento degli under 14 che oggi hanno necessità di presentare integrazioni di documenti, ma il caso del progetto Aurora è anche figlio di un misunderstanding burocratico tra la società e gli organi federali, più che di un divieto. La norma, in teoria, servirebbe a ridurre il rischio di tratta di minorenni per motivi sportivi.
“Siamo fermamente convinti che lo Sport abbia un valore educativo potentissimo e che l’unico effetto di questo ulteriore restringimento di regole sia quello di scartare da processi educativi, di integrazione e socializzazione proprio quei ragazzi – continuano Curioni e Rozzi – che ne hanno certamente più bisogno perché più fragili e meno protetti dalla nostra legislazione. Per noi questa è una cosa inaccettabile”.
Sulla vicenda si scaglia anche Azio Minardi, presidente del comitato Uisp provinciale: “Si accumulano ormai quotidianamente episodi nel sistema sportivo italiano che legittimano una netta separazione tra lo sport sociale e quello federale, sia dal punto di vista normativo che per quanto riguarda gli indirizzi politico-amministrativi che si dovrebbero prendere – interviene – Purtroppo la nuova legge sullo sport su questo non ha fatto altro che perpetuare un sistema ormai antiquato e fuori tempo. C’è un mondo sportivo che guarda alla prestazione, ai vincoli, alla specializzazione e ci sono realtà che provano ad interpretare lo sport come un insieme di pratiche ed attività motorie per stare bene con sé stessi e con gli altri, per divertirsi e conoscere il proprio corpo e condividere socialità. Giocare è un diritto universale per ogni bambino”.
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