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Chiamasi “Sindrome Pedro”, giocatori che fanno male alla Fiorentina ma esplodono fuori Firenze

Rassegna Stampa

Chiamasi “Sindrome Pedro”, giocatori che fanno male alla Fiorentina ma esplodono fuori Firenze

Redazione

21 Dicembre · 15:14

Aggiornamento: 21 Dicembre 2022 · 15:14

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Firenze, stadio Artemio Franchi, 20.12.2019, Fiorentina-Roma, Foto Fiorenzo Sernacchioli. Copyright Labaroviola.com

Questo quanto scrive Stefano Cecchi sulle colonne de La Nazione riguardo i giocatori della Fiorentina che vanno via dopo non aver fatto bene in viola:

“Potremmo chiamarla «sindrome Pedro». Ovvero: quell’effetto per cui un calciatore che a Firenze appare sostanzialmente una cippa, appena se ne va si trasforma in altro, un giocatore compiuto che autorizza il rimpianto. Non sono pochi coloro che appartengono alla categoria. Si parte da colui che dà il nome alla sindrome, quel Pedro Guilherme Abreu dos Santos che sbarcò nell’estate del 2019 con il patentino di potenziale crack. Nonostante la concorrenza non fosse stellare lui lo stesso fece fatica a giocare, distinguendosi per un’impalpabilità timida.

Dopo appena sei mesi fu così rispedito in Brasile, al Flamengo dove divenne altro: un bomber capace di far vincere ai rossoneri due campionati, una supercoppa del Brasile e perfino una coppa Libertadores. Altro che timidezza: un predatore feroce degno della Nazionale, come ha dimostrato nel mondiale qatariota in quello spezzone di gara con la Croazia.

Storia simile alla sua è quella capitata ad Ante Rebic. Arrivato nel 2013 con l’obiettivo di sostituire Jovetic, si rivelò un giocatore bolso e macchinoso capace di collezionare solo 4 presenze. Chi fosse veramente lo scoprimmo al Mondiale del 2018, quando con una serie di prestazioni al plasmon trascinò la Croazia fino alla finale. Un colosso vitaminico che lo scorso anno ha messo del suo nello scudetto milanista.

Diversa la vicenda di due giovani virgulti che Firenze non seppe cogliere. Fabio Quagliarella nel 2002 aveva appena 19 anni e dopo solo 12 partite e un gol in quel campionato lunare di C2 fu rispedito al Torino. Servirono altri quattro anni perché Quaglia, alla Samp, iniziasse a meravigliare. Christian Maggio invece arrivò l’anno successivo in B e all’inizio sembrò un crack, soffiando come il libeccio sulla fascia destra.

Solo che in A si smarrì, e nessuno ebbe la pazienza di aspettarlo. Nella Samp poi e per dieci anni nel Napoli mostrò a Firenze quanto possa essere dannosa l’impazienza. Anche Haris Seferovic a 18 anni era arrivato con l’imprinting del potenziale campione, contando però alla fine solo 8 presenze in 3 campionati. Poca pazienza l’abbiamo avuta pure con Alban Lafont, messo a guardia della porta per una sola stagione e poi spedito a Nantes dove ora giganteggia. Perfino Gerson, Norgaard ed Edimilson Fernandez fuori da Firenze hanno mostrato una dimensione calcistica più alta.

Ma forse la storia più caratterizzante in questo senso è quella di Gilberto. Arrivato nel 2015, in viola giocò solo 5 partite. La Fiorentina per anni lo ha sbolognato in prestito a mezzo mondo. Finché, per 80mila euro, non lo ha svenduto alla Fluminense. Dove si è compiuta la trasformazione. Oggi Gilberto è una colonna del Benfica, dove giganteggia sulla destra. Mentre il mercato autunnale sta per aprirsi con alcuni giocatori mai testati dati in partenza, ricordare queste storie potrebbe essere utile. A buon intenditor pochi Zurkowski. ”

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