Albert Gudmundsson sta vivendo un momento brillante con la maglia della Fiorentina, risultando decisivo in diverse partite importanti: gol contro Napoli e Juventus, l’autorete propiziata di Thiaw contro il Milan e una rete fondamentale contro il Panathinaikos in Conference League. Il suo apporto offensivo è cresciuto in modo esponenziale, rendendolo imprescindibile al pari di Moise Kean. I numeri lo confermano: 6 gol in 19 presenze in campionato e 2 in 5 partite europee, con una media di un gol ogni 148 minuti, prestazione di alto livello per un trequartista.
Ma Gudmundsson non è solo gol. La sua presenza in campo è diventata centrale per la manovra viola: con lui la Fiorentina ha più fantasia, imprevedibilità e ritmo, qualità che sono mancate nella recente sfida contro il Celje in cui è rimasto fuori. Dopo una prima parte di stagione condizionata da infortuni, l’islandese ha finalmente ritrovato continuità e condizione fisica, diventando un punto fermo anche dal punto di vista mentale, pienamente coinvolto nel progetto tecnico di Palladino.
Il suo legame con la squadra è ormai profondo: si sente parte integrante del gruppo, apprezzato per il contributo concreto in campo e non solo per l’investimento economico che potrebbe diventare il più alto nella storia della Fiorentina, qualora scattassero tutti i bonus del riscatto. Anche nelle sostituzioni, come quella contro il Milan, dimostra quanto tenga alla maglia, accettando le decisioni senza polemiche ma con evidente voglia di dare ancora di più. Gudmundsson non è solo un talento: è diventato un vero trascinatore. Lo scrive il Corriere dello Sport.