Al termine della conferenza stampa di fine stagione, Pantaleo Corvino, parlando di scelta degli allenatori, ha descritto questo punto focale del lavoro di un responsabile dell’area tecnica:
“Alle società in cui lavoro chiedo che la scelta del tecnico sia proposta da me -racconta Corvino-. Non me la deve dire la proprietà. Se io sono qui è perché la proprietà accetta la mia proposta. L’allenatore è importante per i direttori. E’ come la moglie, prima di sposarti ti fidanzi se ti piace e la proponi. Le società poi dicono se va bene ok e se va male dicono no e ne propongo un altro. Ho fatto sempre così e non è mai successo una divisione. Non ci sono film che non è così nel Lecce”
E poi l’aneddoto risalente al suo arrivo alla Fiorentina. La società allora guidata dai Della Valle aveva già scelto Francesco Guidolin per la panchina, ma la scelta già fatta a monte non andò giù a Corvino, che andò subito all’aut-aut. Dopo il burrascoso 2004/2005 (Mondonico, Buso e Zoff con la viola salva all’ultima giornata), Corvino aveva già optato per Cesare Prandelli rilanciandolo dopo il prematuro e triste addio alla Roma per la malattia che colpì la moglie Manuela. La prima Fiorentina corviniana chiuse poi al nono posto: “Quando arrivai in un club (la Fiorentina) mi dissero che volevano me ma dall’altra parte si era già scelto l’allenatore a maggio, prima del mio arrivo. Dissi ‘alt fermi non voglio sapere chi è, si potrebbe creare un rapporto di non fiducia tra me e lui’. Lo dissi senza sapere chi fosse il nome. Mi chiesero per cortesia di fare la chiamata per interrompere la trattativa. ‘Altrimenti me ne vado io’, dissi, ‘ma lo faccio per rispetto’. ‘Preferiamo perdere la faccia noi, ma vogliamo lei come responsabile’, mi dissero”
Corvino all’epoca chiamò Guidolin, reduce dall’anno al Monaco e poi tornato al Palermo, per comunicargli il nulla di fatto ricordando, successivamente, la vittoria per 2-3 dell’allenatore alla guida di un sorprendente Palermo in casa della Fiorentina: “Quando chiamai questa persona ricevetti rispetto, ma non condivisione. Questo allenatore ha vinto sul mio campo e ha fatto il gesto dell’ombrello dopo tre anni quando vinse sul campo, non al sottoscritto, ma l’ha fatto. Funziona così nel calcio, non solo al Lecce o con Corvino”.
Fonte calciolecce.it
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