Nella settimana a stelle e strisce è arrivata la prima vittoria, 2-1 al Chivas Guadalajara, e la prima sconfitta: 0-3 contro il titolato Arsenal. Manca il pareggio ma si sa, negli States il pari non è previsto: o si vince o si perde. Arrivano sopratutto le prime indicazioni, i primi verdetti, e (del resto siamo in tempi di Tour de France) si usava dire… un uomo solo al comando: Dusan Vlahovic. Il ragazzo ha solo 19 anni, poche presenze in serie A, nessun gol, è presto per farne un fenomeno o (ancor peggio) un predestinato. Però, stando ai primi due spezzoni contro Chivas ed Arsenal, il serbo ha colpito, meravigliato, ha mostrato coraggio e maturità da vendere. Ok, è calcio d’agosto (anzi di luglio, ancora peggio), ma quando uno subentra ed in mezzora prende una traversa e sfiora due volte il gol, quando uno parte dal primo minuto e pronti via si invola verso la porta avversaria, inseguito invano dai difensori e conclude in porta… è qualcosa di più che un semplice indizio. Sopratutto sorprende la capacità di far reparto da solo, la sfrontatezza con la quale va su ogni pallone, la capacità di essere potente e guizzante allo stesso tempo. Siamo di fronte ad un fenomeno? No, non abbiamo detto questo. Siamo di fronte ad uno che si può giocare le sue carte per una maglia da titolare, più di Simeone. Molto di più. Che, a differenza del giovane serbo è andato in gol, ma al contrario ha mostrato i soliti problemi sotto porta e le ataviche carenze tecniche in fase di controllo palla. Insomma la decisione sembra presa: dentro Vlahovic, fuori Simeone, dentro un attaccante esperto (chiamatela pure chioccia, se volete) che faccia da paracadute per eventuali passaggi a vuoto del capocannoniere della “primavera”. Sarà lo spagnolo Llorente? Chi può dirlo… Sullo sfondo, poi, si affaccia Domenico Berardi che tutto è meno che una prima punta, bensì un ottimo esterno offensivo al servizio del centravanti di turno. Che, tutto lascia supporre, sarà proprio Dusan Vlahovic.
- Altra indicazione, altra sorpresa… Ricky Saponara. Alzi la mano chi avrebbe scommesso su un Saponara positivo e propositivo, su un Saponara che si svincola dal vecchio ruolo di trequartista e si propone interno di centrocampo. Alzi la mano chi avrebbe pensato ad un Montella dubbioso, che anzi si sta lasciando convincere dall’ex-empolese dopo le due ottime prove di Chicago e Charlotte. Quello che ha colpito Vincenzo è la disponibilità di Ricky ad adattarsi ad un nuovo ruolo, i piedi buoni (e quello si sapeva è un tema sensibile per Montella), la capacità di ribaltare l’azione come faceva 7 anni fa Borja Valero. Con altre caratteristiche, certo… lo stesso Montella ha cambiato la sua visione, adesso va più sul pratico, è meno legato al tiky taka. Borja portava palla e rovesciava l’azione, Saponara prende palla e cerca subito l’assist, la verticalizzazione. Il risultato, se ci pensate bene, è lo stesso: centrocampo portato ad offendere, ad innescare le punte, e proprio in quest’ottica un centravanti veloce e potente come Vlahovic andrebbe certamente a nozze. Ultimo plus, la possibilità per Montella di utilizzare Ricky a partita in corso cercando una variante tattica: abbiamo detto che Saponara si sta riciclando interno ma resta comunque un trequarti, un rifinitore. Perfetto per il 4-3-1-2, o per il 3-4-1-2, e nulla vieta all’aeroplanino di scombinare le carte in tavola con un cambio di modulo in corso d’opera. Con Saponara ottimo interprete di questo trasformismo tattico.
Siamo al 22 di luglio, mancano 19 giorni al 10 agosto, termine posto da Pradè per vedere il primo acquisto ufficiale. A nostro parere i tempi si accorceranno e già questa settimana vedremo i primi contratti firmati: Lirola? Demme? Comunque sarà messo nero su bianco. Detto questo, invitiamo il popolo viola alla pazienza, alla calma. Sui social, nei messaggi lasciati alla radio, notiamo troppa insofferenza, quasi sfiducia nella nuova proprietà. Durante la festa di New York Rocco Commisso ha chiesto tempo, ha detto (ripetuto) che deve imparare, ha ammesso di aver abbracciato Chiesa (sai che sforzo da parte del figlio d’arte…) ha però ribadito che non bisogna avere fretta. Questo è l’anno più difficile, quello della ripartenza, della ricostruzione. E allora facciamo nostro l’insegnamento di un maestro, di un professore: il prof. Giampiero Masieri che, ahinoi, ci ha lasciato due giorni fa. Di mestiere giornalista, Giampiero sembrava tutto meno che un giornalista, un cronista. Sembrava un romanziere, un cantastorie prestato alla rotativa. Il suo scritto trasudava ironia, sarcasmo, leggerezza… una verve tutta fiorentina. Ecco, quella leggerezza, quel non prendersi sul serio che oggi servirebbe al popolo viola. Il calcio è una cosa seria, non stiamo dicendo il contrario, ma vedrete che se torniamo a considerarlo il gioco più bello del mondo, tutto verrà più facile. E riusciremo per questo ad apprezzare le piccole cose: magari una bella giocata, un cross fatto a modo, un tiro con l’esterno piede… merce rara da qualche anno a questa parte. Importante è viverla con leggerezza, proprio come usava approcciarsi alla vita il prof. Giampiero Masieri. E di questo lo ringraziamo. A presto prof…