Non c’è molto da capire. O forse si è capito fin troppo. 4 giornate a Douglas Costa (calciatore della Juventus, scusate la precisazione) per lo sputo a Di Francesco del Sassuolo. Che poi è stato accusato di provocazione a sfondo razzista. Ma questo era scontato. Restano le misere quattro giornate al brasiliano, che in pochi secondi ha attraversato tutto la vergogna, lo schifo, il ribrezzo che un essere umano può manifestare verso un suo simile. Seppur di colore della pelle diversa. Gomitata, testata, e sputo in faccia. Il peggio del peggio. E risparmiateci i vostri deliri razzisti perchè uno era nero e l’altro bianco. Ribaltando la frittata. Tornando al fatto, a proposito della gomitata e della testata, leggiamo e traiamo dal referto del giudice sportivo Mastrandrea: “Considerato che nel caso di specie il gesto, seppur oggettivamente antisportivo, non sembra assumere con sufficiente grado di certezza i connotati della condotta violenta; per questo motivo delibera, a seguito della segnalazione della procura federale, di non adottare provvedimento disciplinare nei confronti del calciatore Douglas Costa”. Quindi, ammesso che 4 giornate per lo sputo in faccia ad un avversario (chiaramente certificato dalle telecamere) siano congrue e coerenti, per la gomitata e la testata… abbiamo scherzato. Una ragazzata, uno scatto di nervi da bullo di periferia. Non commesso da un professionista, strapagato, celebrato, imitato e preso ad esempio da migliaia di bambini.
Questo l’antefatto. Ora la considerazione. Douglas Costa ha una figlia, appena nata, di nome Linda. Avuta dalla bellissima (ma và?) moglie Louisa Ramos. Bene, non sappiamo se Linda si interesserà di calcio, se magari un amico, oppure il fidanzato, un giorno le farà vedere il filmato dello Juventus Stadium chiedendole: “Guarda tuo padre, vedi cos’è stato capace di fare?” E se a quel punto lei reagirà in qualche modo, se suo padre gliene avrà parlato, si sarà scusato, se le avrà detto: “Piccola, se vedrai quel filmato, sappi che tuo padre quel giorno ha sbagliato. Ed ha chiesto scusa. L’importante è che tu non lo faccia mai”. Che dite: Douglas Costa lo farà? Da padre, sarà capace di farlo?
Tutta questo perchè, all’improvviso, ci viene in mente il 23 febbraio 2014 quando la Fiorentina di Montella va al Tardini di Parma e pareggia per 2-2. Tutto regolare, se non fosse per l’arbitro Gervasoni che al 94′ espelle Borja Valero per comportamento irregolare. Spieghiamo: Borja Valero, intervenuto a sedare la rissa tra due calciatori, appoggia la mano sulla spalla dell’arbitro e richiama la sua attenzione… Espulso. Senza se e senza ma. Una sorta di lesa maestà per aver osato sfiorare l’autorità assoluta, l’arbitro. Da lì 4 giornate (3+1) di squalifica, e la successiva conferenza stampa dello spagnolo. “Vorrei dire che tutto quello che è accaduto a Parma mi dispiace molto – spiega Borja. Sono molto deluso anche dal sistema. Credo che sia una mancanza di rispetto vera e propria alla mia mentalità e a me come persona, tutto quello che ha scritto l’arbitro nel referto è sbagliato. Non ho fatto niente, io stavo soltanto dividendo due giocatori che si stavano spingendo e l’arbitro ha visto le mie mani. Ho dovuto spiegare al mio bambino di 4 anni perché ho lasciato il campo e neanche io so il perché. Non ho fatto niente per essere espulso e nemmeno per aver preso 4 giornate”. Questo è il punto: lascia stare l’espulsione, lascia stare le 4 giornate, la preoccupazione di Borja è come spiegherà al figlio Alvaro il perchè dell’espulsione. Il perchè delle 4 giornate, il perchè della condanna senza aver commesso il fatto. E spiegarlo ad un bambino, non è facile.
Allora ci chiediamo: verrà un giorno nel quale Douglas Costa dovrà spiegare alla figlia Linda perchè ha sputato all’avversario? E perchè, precedentemente, gli ha tirato una gomitata e poi una testata? Qualcuno glielo farà vedere? Douglas Costa avrà questa correttezza, questa lucidità, questo amor di padre verso la propria figlia? Esattamente come lo ha avuto Borja Valero verso Alvaro? Ne dubitiamo, fortemente, e per il brasiliano sarà una sconfitta nettamente peggiore delle 4 giornate di squalifica rimediate.
MORALE – Non ascoltate chi ve lo dice, o cerca di farvelo credere: la legge (specialmente nel calcio) non è uguale per tutti. O meglio: la legge è uguale per tutti, ma qualcuno è più uguale degli altri.
Stefano Borgi