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E adesso qualcuno faccia qualcosa. Tutto lo scandalo bianconero emerso dopo la puntata di Report

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E adesso qualcuno faccia qualcosa. Tutto lo scandalo bianconero emerso dopo la puntata di Report

Redazione

23 Ottobre · 13:30

Aggiornamento: 23 Ottobre 2018 · 13:30

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La speranza è che il neo presidente della FIGC Gabriele Gravina abbia avuto modo di vedere la puntata del programma Report dedicato ai rapporti tra ultrà, malavita e la principale squadra italiana: la Juventus. Cosi esclama Sportmediaset nel suo sito. Si perché l’elezione “bulgara” con la quale è stato posto ai vertici del calcio italiano gli dà la forza per iniziare quel processo di riforme promesso con queste testuali parole “…togliere ogni alibi alla necessità di riformare il nostro mondo dal quale terremo fuori gli avventurieri”.

Ecco prima degli avventurieri (italiani e stranieri) è necessario liberarsi della mafia. Sì proprio la mafia! Come dimostrato ieri dalla bella inchiesta del programma di Sigfrido Ranucci c’è un sistema di bagarinaggio organizzato che collega in modo opaco ultrà, alcuni dirigenti bianconeri e ‘ndrangheta. Sistema ancora attivo nel 2018.

Il suicidio di Raffaello Bucci (ma ci sono dei dubbi) misterioso, giri di affari milionari, intercettazioni telefoniche. Bucci era un dipendente della Juventus, prima di essere ammazzato è stato pestato violentemente e secondo persone vicine a lui (sempre dipendenti della Juventus) è stato costretto ad ammazzarsi. Nel suo cellulare sono stati trovati messaggi che lo riconducono anche al ministero (Il tutto è nelle mani della magistratura) e i suoi oggetti sono stati manomessi prima e dopo la sua morte da dipendenti Juventus. Un grande mistero.

Tutto il “fango” emerso nell’inchiesta Alto Piemonte trasmesso in tv ha avuto un effetto dirompente. Più per il pubblico che per gli addetti ai lavori. Leggere le conclusioni della Corte d’appello sull’inchiesta dove si rileva che la Juve fosse: “disposta a fornire agli ultrà cospicue quote di biglietti perché li rivendessero e ne traessero utili ottenendo come contropartita l’impegno a non commettere azioni violente” è una cosa. Vedere in tv le immagini di come il piazzale davanti all’Allianz Stadium sia una zona franca in mano agli ultrà, un’altra.

Scoprire che i cinque gruppi di ultrà bianconeri (Drughi, Bravi Ragazzi, Nucleo 1985, Viking, Tradizione Bianconera) sono tutti, più o meno, vicini a gruppi criminali e i loro leader (spesso pluripregiudicati) sono diretta emanazione delle cosche calabresi non lascia certo sereni. Ancora più inquietante è che quasi tutti sapessero tutto della tratta dei biglietti: da alcuni dirigenti bianconeri alla Questura. Andrea Puntoro, capo dei Bravi Ragazzi, alle telecamere di Report ha candidamente rivelato: “la Juventus ha sempre dato delle quote di biglietti agli ultrà per il quieto vivere. Io con lo stadio mi sono comprato due case, una panetteria e la macchina”.

Report ha anche raccontato il ruolo di Rocco Dominello, leader dei Drughi, nullafacente che andava in giro in Jaguar. Condannato a sette anni per associazione mafiosa ma “di casa” in Questura a Torino. Non c’è bisogno di una nuova inchiesta di Report per capire che se la Juventus ha a che fare con questo fango, difficile immaginare che le altre società calcistiche se la passino molto meglio.

Conclusione. Se la più importante e moderna società italiana con stadio di proprietà, 7 scudetti consecutivi vinti, la squadra di Ronaldo, la favorita della Champions, si trova in questo mondo opaco è meglio che Gravina si dia una mossa. E la Juventus pure. L’immagine del calcio italiano nel mondo oggi dipende soprattutto da lei. E non è un immagine edificante. Per usare un eufemismo.

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