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Folorunsho: “Ho lasciato la scuola per il calcio. Tifo Lazio, nella mia classe erano tutti romanisti”

Firenze, Stadio Artemio Franchi, 16.03.2025, Fiorentina-Juventus, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

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Folorunsho: “Ho lasciato la scuola per il calcio. Tifo Lazio, nella mia classe erano tutti romanisti”

Redazione

26 Marzo · 18:51

Aggiornamento: 26 Marzo 2025 · 19:37

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Michael Folorunsho ha parlato a Radio Bruno, queste le parole del centrocampista della Fiorentina che ha parlato di se stesso, della squadra e dei compagni in viola:

“Sto bene. Finalmente mi sono ripreso da un infortunio fastidioso, con tempi di recupero un po’ particolari, ma ora sono felice perché posso tornare ad aiutare la squadra. Il primo colpo l’ho preso contro il Como, sembrava tutto risolto perchè lo avevo risolto in settimana, ma a Verona ho subito un altro colpo nello stesso punto, che ha causato un versamento. Sono stato un po’ sfortunato, ma adesso sono al 100%.

La partita contro la Juventus è stata fantastica. Tutti sappiamo quanto significhi, per Firenze, battere la Juventus. Vincere 3-0 ci ha dato un entusiasmo enorme, e queste settimane le abbiamo vissute con tanta energia. Possiamo dirlo chiaramente: ci voleva una vittoria del genere. Abbiamo i mezzi per fare bene, ma in certi periodi è difficile trovare la strada giusta. Questo successo ci ha dato motivazioni importanti per il gruppo.

A Firenze mi sono sentito subito a casa, sembra una cosa strana ma è stato subito cosi. L’integrazione è stata molto semplice e giocare subito ha aiutato tanto, lo ammetto. Sto molto bene sia con la squadra che con la città. Quando non mi alleno passo la maggior parte del tempo a casa, ma quando posso, mi piace girare Firenze con gli amici.

Quando hai capito di voler fare il calciatore?
Non c’è stato un momento preciso. Il calcio era il mio modo di sfogare le energie e di costruire amicizie importanti. A scuola non ero molto bravo, così ho dovuto fare una scelta e ho puntato tutto sul calcio lasciando la scuola. Però non è un bel messaggio per i più giovani, lo ammetto: non bisogna lasciare la scuola. Infatti sto riprendendo a studiare adesso a 27 anni. Mia mamma mi ha sempre sostenuto e reso tutto più facile. Ho giocato in tutte le categorie, dalla Serie C alla Serie B, e questo mi ha fatto crescere tantissimo, sia come calciatore che come persona.

Roma è una città unica. Tutti sanno che tifo Lazio e, in una classe piena di tifosi giallorossi, dovevo sempre difendere i miei colori. Tra i miei tatuaggi, il più importante è quello dedicato ai miei nonni: rappresentano la forza della mia famiglia. Nel mio primo anno di Serie A, molti amici mi prendevano al fantacalcio, mentre io avrei voluto “comprarmi” da solo… ma alla fine non ci sono riuscito! Quest’anno mi sono preso, ma i bonus ancora scarseggiano (ride).

L’esordio in Serie A?
È stato un momento importante per me e per mia mamma. In famiglia eravamo abituati a una carriera diversa, e arrivare in Serie A, con tanto di convocazione agli Europei, è stato incredibile. Bielsa mi voleva? Non ho mai avuto conferme su questo, anche se giravano voci. Baroni invece è un allenatore che conosco bene: mi ha allenato per la prima volta a 20 anni, cambiandomi ruolo e insegnandomi a giocare in più posizioni”

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