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Iachini: “Cambio in panchina ha penalizzato me e la Fiorentina. Non sono pentito su Callejon”

Foto Carlo Bressan

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Iachini: “Cambio in panchina ha penalizzato me e la Fiorentina. Non sono pentito su Callejon”

Redazione

21 Maggio · 09:15

Aggiornamento: 21 Maggio 2021 · 09:15

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Fine di campionato e vigilia di ultima partita alla Fiorentina per Beppe Iachini, queste le sue parole in conferenza stampa registrate da TMW

“Ho preparato dieci righe che poi verranno messe sul sito del club per salutare la città e i tifosi, a coloro che hanno nel cuore la Viola. E’ stata un’esperienza bellissima, al di là di tutte le difficoltà che abbiamo attraversato. Abbiamo attraversato il Covid, che ci ha unito. Ci sono tante cose che rimarranno nel mio cuore. Quello che resta è la grande soddisfazione di aver potuto onorare e vestire ancora la maglia viola. Resterò per sempre un simpatizzante di questa squadra”.

Stimolo non essere i peggiori post fallimento?
“Fino all’ultimo minuto dell’ultima partita vorrei vedere la squadra che va in campo per fare una partita importante e che cerca di portare a casa la vittoria. Deve essere nella mentalità di chi indossa questa maglia. Siamo vicinissimi a squadre come l’Udinese o il Bologna che sembrava stessero facendo un altro tipo di campionato. Ci teniamo a finire bene”.

Pensa di dare qualche chance a chi ne ha avute meno?
“Rispettiamo molto il Crotone. Sta giocando bene e ha uno dei cannonieri del campionato. Con Cosmi hanno sempre dato forza alle partite. Mi piacerebbe dare spazio a qualche ragazzo, vedremo negli ultimi allenamenti. Con il cuore vorrei far giocare tutti perché tutti mi hanno sempre dato grande disponibilità. Hanno incitato i compagni e tutti meriterebbero di scendere in campo. Vedremo il recupero di qualche ragazzo e come ci arriviamo e poi di conseguenza valuteremo. Pezzella è squalificato. Milenkovic non ci sarà perché dovrà essere operato con un piccolo intervento”.

Domani sarà la sua 200esima partita in Serie A.
“Sono felice di questo traguardo. Mi auguro di poterlo festeggiare nella giusta maniera”.

Questa società ha la forza di trattenere uno come Vlahovic o convincere Ribery a restare?
“Il presidente Commisso ha la forza e la potenzialità per dare continuità a ragazzi come Vlahovic. Molto passerà anche da chi verrà ad allenare la Fiorentina e gli obiettivi anche degli stessi calciatori. Tante volte le società si rapportano anche a quello che è oggi il mercato. Non posso dire io cosa potrà accadere, mi auguro per il bene comune che tutti abbiano la stessa visione e che chi resta abbia la convinzione di lottare per questa maglia mantenendo i valori che sul campo uno deve portare”.

Quanti punti secondo lei valeva questa squadra all’inizio del campionato?
“È una domanda difficile, non abbiamo la palla di vetro. L’unica cosa che so, perché vale per me e sarebbe valsa per qualsiasi altro allenatore come Montella o Prandelli, è che la continuità di lavoro porta convinzioni e lavorare insieme abbassa la percentuale degli errori. Questo è un dato al quale non si può controbattere guardando anche alle altre squadre tipo l’Atalanta, Lazio o Hellas e Sassuolo. I lavoro sul campo si ritrova e dunque arrivano anche più punti. L’abbiamo visto anche noi l’anno scorso nel finale del campionato. In due mesi siamo migliorati, figuriamoci nella continuità di anni. Sarebbe stato importante e avremmo avuto dei punti in più, quanti però non si può sapere”.

Questa è la rosa più forte che ha allenato e Commisso è stato il presidente col rapporto più stretto?
“Questa è una rosa di ottimi giocatori ma ne ho avute anche altre dove ho ottenuto risultati e dove siamo riusciti a lanciare nel calcio giovani importanti. Il presidente, con il quale ho avuto un ottimo rapporto semplicemente perché è una persona vera. Ha riconosciuto il mio lavoro. Il rapporto nasce anche nel rapporto. E’ una persona che mette al primo posto la cultura del lavoro. Ho avuto la fortuna in carriera di incontrare presidenti con cui parlo ancora. Fortunatamente sono felice di avere questo bel rapporto con il presidente Commisso che però ho avuto anche con altri presidenti che hanno apprezzato il mio lavoro e quello dello staff. Sono rapporti che porto orgogliosamente con me perché al di là dell’allenatore c’è anche l’uomo”.

C’è una critica che le ha dato particolarmente fastidio in stagione?
“Io faccio questo lavoro e so che va di pari passo con i risultati. La partita contro il Napoli è girata su un paio di episodi che hanno cambiato i giudizi. L’importante è avere nella continuità di avere la consapevolezza di fare tutto ciò che dovevamo fare. Col senno di poi potevamo fare qualcosa di diverso ma fa parte del nostro percorso di lavoro e tutte le cose sono state fatte con cognizione di causa. La dimostrazione di attaccamento e di affetto da parte della società e di tutte le componenti con il regalo della maglia con su scritto “grazie Beppe” sta a significare quanto all’interno ci fosse tanta pressione e paura e invece tutti insieme ne siamo venuti fuori. Dopo la vittoria con la Lazio eravamo tranquilli di aver raggiunto la salvezza e andiamo avanti così con la convinzione che questo lavoro si porta dietro qualche critica che è motivo di crescita”.

Quanto è stato difficile non avere a disposizione giocatori partiti a gennaio?
“L’allenatore non doveva pensare più a chi non c’era ma solo a chi c’era e al vestito giusto da dargli. Sotto l’aspetto tattico e psicologico è stata la prima difficoltà che abbiamo dovuto affrontare. Non ho avuto nemmeno troppo tempo di pensare a questo anche se ha nominato giocatori che sono stati importanti. Dovevamo essere concreti e pratici per portare l’obiettivo in porto senza crearsi alibi”.

Tornasse indietro c’è una scelta nel mercato estivo che non rifarebbe?
“Che non rifarei no, perché resto convinto che le mie idee fossero chiare e su Callejon avevamo anche delle idee precise, non sono pentito con la richiesta del suo acquisto. Non ci siamo potuti allargare troppo in attacco come invece abbiamo fatto alla fine dell’anno scorso. All’inizio non è stato possibile lavorare su Callejon in questo senso perché è arrivato e ha avuto subito col Covid. Poi quando sono tornato ho dovuto pensare alla difesa e non potevo permettermi il lusso di sperimentare. Poi nel mercato c’è sempre qualcosa che l’allenatore vorrebbe e non si riesce a raggiungere. Fa parte del mercato di qualsiasi allenatore in qualsiasi squadra di calcio”.

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