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Jurgen Klopp. Dagli inizi al mito. Viaggio nella carriera del più grande perdente di successo.

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Jurgen Klopp. Dagli inizi al mito. Viaggio nella carriera del più grande perdente di successo.

Marzio De Vita

27 Ottobre · 17:59

Aggiornamento: 27 Ottobre 2020 · 19:49

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JURGEN KLOPP

ETÀ GIOVANILE
Jürgen Norbert Klopp nasce a Stoccarda il 16 Giugno 1967. É un allenatore di calcio ed ex calciatore tedesco, di ruolo difensore, attualmente tecnico del Liverpool. Fin dai tempi del Magonza viene soprannominato Kloppo. Come contrapposizione all’attuale tecnico del Tottenham José Mourinho, si è autodefinito “THE NORMAL ONE”.
La sua frase più celebre e che più lo identifica é: “Puoi anche cadere, ma devi sempre saperti rialzare. Solo gli stupidi restano al tappeto”.
Durante gli anni adolescenziali, milita nei settori giovanili di tre squadre di Francoforte sul Meno, l’Eintracht Frankfurt II il Viktoria e il Rot-Weiss Frankfurt. Abbina all’attività di calciatore numerosi lavori, come quello di commesso in un negozio di videonoleggio e operaio scaricatore. Nel 1988, mentre frequenta l’Università Goethe di Francoforte e milita nell’Eintracht Frankfurt come non professionista, allena il Frankfurt D-Juniors.

LA CARRIERA DA CALCIATORE
Inizia giocando nelle categorie minori con alterne fortune, non è neanche un studente modello, tanto è vero che il professore di lingua Tedesca gli dirà: ” ti auguro di aver successo come calciatore, altrimenti non prevedo un grande futuro per te”.
Nel 1990 la prima svolta della sua carriera, il Mainz che al tempo militava in seconda divisione, decide di puntare su di lui. Le sue caratteristiche migliori non essendo tecnicamente dotato erano, la velocità, il colpo di testa ed un grande cuore.
La tifoseria banco-rossa lo prende in simpatia soprannominandolo ” Kloppo”. Lui nonostante i limiti evidenti in campo non si risparmia mai e da sempre tutto. Cerca intelligentemente di ovviare agli evidenti limiti tecnici cercando di comprendere il gioco prima dei compagni di squadra.
A volte il pubblico non si dimostra felice di vederlo scendere in campo, ma lui sembra non curarsene e gioca sempre dando il massimo.
Parlando di se stesso, nel corso di una recente intervista, ha detto: non ero un gran giocatore, ma restavo li, attaccato come un cattivo odore. Ho giocato tanto e la gente doveva vedermi che gli piacesse, oppure no.
Durante la prima metà degli anni ’90 avviene la sua prima trasformazione, vista la sua difficoltà in fase realizzativa fu arretrato e messo a fare il difensore centrale.
Nel ’97 gioco il match più prestigioso della sua carriera, lo spareggio contro il Wolfsburg per salire in Bundesliga.
Il finale fu drammatico, il Mainz fu sconfitto 5-4 a seguito di un suo evidente errore in uscita. Egli però ebbe il coraggio di presentarsi per primo ai microfoni, ed i tifosi anziché fischiarlo lo supportarono, come avesse realizzato il goal decisivo.
In quel clima di tensione e scoramento fu l’unico a vedere il lato positivo della sconfitta. Era convinto non fossero arrivati lì per caso e si promise di tentare nuovamente l’impresa.
Il Mainz negli anni successivi tentò ancora la scalata, ma sempre senza successo e per Jurgen giunto oramai all’età di 32 anni suonati, sembrava fosse giunto il momento di pensare ad una nuova carriera. Probabilmente lontano dal calcio. Fosse stato così, non avrebbe avuto senso raccontare questa storia, infatti nel 2001 arriva la grande occasione. I bianco-rossi sono ad un passo dalla retrocessione. Una sera il General manager del Mainz avvicinò Kloop comunicandogli che sarebbe stato il prossimo allenatore della squadra. Non aveva ne esperienza ne un patentino da allenatore, i dirigenti tedeschi però, dopo averlo attentamente osservato, si erano resi conto che oltre ad essere preparato tatticamente, aveva tutti i crismi del leader. Kloppo non vi pensò neppure un secondo. Accettò l’incarico.

KLOPP ALLENATORE.

SISTEMA DI GIOCO

Sistema di gioco base: 4-3-3; 4-4-1-1 (dopo l’ingresso di Fabinho e Origi, a posto di Mané e Firmino)

Sistema di gioco fase offensiva: 4-2-2-2 (costruzione dal basso); 2-5-3 (variabile in fase di finalizzazione)

Sistema di gioco in fase difensiva: 4-1-2-3 (prima pressione); 4-5/1 (superata prima pressione)

FASE DI POSSESSO
Riesce a variare il proprio sistema di gioco e soprattutto il loro modo con cui iniziare a costruire l’azione a seconda dell’avversario che devono affrontare e dal conseguente approccio alla partita di quest’ultimo. Le squadre di Jurgen Klopp riescono a cambiare approccio alla fase di possesso, alternando momenti caratterizzati da attacchi diretti (soprattutto nel primo tempo) con lo scopo di attirare e saltare la linea di prima pressione avversaria cercando prevalentemente la velocità delle punte abili ad attaccare la profondità, a momenti caratterizzati da possesso palla cercando di sviluppare l’azione per vie esterne con l’aiuto dei centrocampisti e del tridente d’attacco.

COSTRUZIONE E SVILUPPO
Prendendo in esame  il Liverpool si vede che cercano di iniziare la costruzione della manovra partendo dal portiere Alisson, la situazione tipica prevede l’abbassamento dei due difensori centrali, Gomez e Van Dijk, stretti in area di rigore pronti a ricevere palla con i due terzini Alexander-Arnold e Robertson leggermente più alti, quasi in linea con i centrocampisti. A supporto della prima linea, ci sono sempre Henderson e Wijnaldum, grazie ai quali si forma un 4+2, delineando così un perimetro di 7 uomini totali, con i due centrocampisti che fungono da vertici alti e il portiere brasiliano da vertice basso. Quest’ultimo si può considerare, oltre ad una garanzia tra i pali, un’arma in più quando la squadra ha il possesso della palla, poiché riesce spesso a essere una valida alternativa d’appoggio grazie sia alla sua abilità coi piedi che alla sua freddezza mentale quando chiamato in causa. Nel momento in cui la squadra, in costruzione dal basso, è posizionata come detto precedentemente (4+2), il compito della mezz’ala Oxlade-Chamberlain è quello di restare più alto rispetto ai suoi due compagni di reparto occupando gli half-spaces in linea con Roberto Firmino, che si abbassa anche lui tra le linee, i quali hanno dei compiti ben precisi insieme al lavoro che svolgono i due esterni d’attacco, fondamentali nello sviluppo di gioco e nella finalizzazione del Liverpool di Klopp, i quali formano l’ultima linea della squadra. Riescono così, in fase di costruzione dal basso, a posizionarsi in campo con un 1-4-2-2-2 cercando di indirizzare la manovra iniziale sull’esterno, chiamando in causa nello sviluppo del gioco i due terzini Robertson e Alexander-Arnold.

RIFINITURA E FINALIZZAZIONE
Se non dopo un attacco diretto, il Liverpool è una squadra che tende ad attaccare l’area di rigore avversaria con almeno 8 uomini, formando così un 2-5-3 molto variabile grazie al dinamismo e le continue rotazioni che avvengono in campo da parte dei giocatori offensivi. I due difensori centrali Van Dijk e Gomez marcano preventivamente l’uomo, continuando lo sviluppo dell’azione solo se chiamati in causa per eventuali retropassaggi (dovuti a una buona chiusura delle linee di passaggio da parte dell’avversario) che devono essere mandati verso la zona esterna opposta provando a ricominciare la fase di rifinitura, per evitare di perdere spazio negli ultimi 25/30 metri. Infatti, mentre il terzino in zona palla è orientato completamente alla fase offensiva cercando di finalizzare tramite cross, sfruttando l’occupazione in area di almeno 4 giocatori offensivi (ben 22 assist in totale per i terzini del Liverpool nella stagione 2019/20), quello nella zona opposta rimane accentrato in linea con il centrocampo, garantendo copertura per evitare una transizione negativa pericolosa, restando pronto allargandosi e dando ampiezza per un eventuale giro palla da parte dei centrocampisti o dei difensori centrali, cercando di sfruttare un eventuale 1vs1 che si forma con il cambio gioco.

TRANSIZIONE POSITIVA
Una delle principali caratteristiche del Liverpool di Klopp sono le pericolose, ma allo stesso tempo efficaci, ripartenze dopo aver conquistato la palla con una grande organizzazione e aggressione in fase di non possesso, chiudendo con più giocatori tutti gli spazi e linee di passaggio al portatore palla avversario.
Quello che salta subito all’occhio però, è la capacità di almeno uno dei tre giocatori offensivi del Liverpool di riuscire a smarcarsi preventivamente per sfruttare o l’aggressione immediata dei compagni al portatore palla oppure una palla inattiva a sfavore non concretizzata, per poi riuscire a ripartire velocemente e rendere pericolosa qualsiasi ripartenza da essi realizzata. Infatti, appena riconquistano palla si vede come, solitamente, due centrocampisti e tre attaccanti (con l’opzione anche di un terzino) seguano il portatore palla realizzando un attacco immediato e aggressivo dello spazio, garantendo così sempre una transizione positiva con almeno 5 uomini. Come intuibile, questo comporta ad un’immediata verticalizzazione per cercare spesso la profondità per i due uomini più veloci, Mané e Salah, ed è raro vedere un consolidamento del possesso palla dopo una riconquista di quest’ultima. 
Altrettanto importante è il ruolo che svolge il portiere Alisson che, dopo aver recuperato palla su una palla inattiva a sfavore, spesso cerca di verticalizzare immediatamente con un attacco diretto per Salah smarcato preventivamente che, grazie alla sua velocità abbinata ad una grandissima tecnica, riesce ad essere pericoloso come nel secondo gol, realizzato proprio dall’attaccante egiziano del Liverpool contro il Manchester United, lasciato completamente solo e libero di segnare.  

FASE DI NON POSSESSO
Come la fase di possesso, anche quella di non possesso è un marchio di fabbrica del pensiero calcistico di Jurgen Klopp. Infatti, oltre al “Gegenpressing”, il Liverpool affronta la fase di non possesso molto alta e aggressiva, cercando di chiudere tutti gli spazi al portatore palla e le linee di passaggio centrali. Difatti, è importante sottolineare come i Reds affrontino con un 1-4-1-2-3 la fase iniziale della prima pressione, con Firmino che solitamente attacca il centrale di difesa che porta palla e i due esterni offensivi che chiudono le linee di passaggio centrali e indirizzano la manovra avversaria verso l’esterno. Le due mezz’ali, invece, si alzano in marcatura a uomo sui due mediani del Manchester United lasciando a Henderson il compito di coprire tutto il perimetro del centrocampo dietro le loro spalle, sia cercando di contrastare un’eventuale giocatore avversario che si stacca dalla marcatura del centrale difensivo posizionato tra le linee, sia per un’eventuale conquista di una seconda palla.
Dopo aver mandato, grazie a una pressione alta e aggressiva, l’avversario sull’esterno, quest’ultimi sono completamente marcati dai tre giocatori della catena laterale del Liverpool (ala-mezz’ala-terzino), la cui intenzione è quella di coprire tutti gli spazi e le linee di passaggio centrale, in modo tale da obbligarli ad effettuare un retropassaggio o addirittura riuscire a riconquistare il possesso della palla e ripartire immediatamente in transizione positiva.

TRANSIZIONE NEGATIVA
Come detto precedentemente, il marchio di fabbrica di Jurgen Klopp è l’immediata aggressione di più giocatori al portatore palla avversario, dopo aver perso il possesso della sfera. In gergo calcistico questo principio è denominato “Gegenpressing” ed è usato in modo eccezionale dai giocatori del Liverpool, in quanto è utile per fermare una ripartenza avversaria e per porre delle fondamenta per effettuare un’eventuale propria transizione positiva e prendere in controtempo una squadra avversaria sbilanciata. 
Difatti, i giocatori del Liverpool tendono ad attaccare l’area di rigore avversaria con almeno 7 uomini e grazie ad un’organizzazione tattica ben precisa in fase di possesso, nel momento in cui perdono il possesso della sfera, effettuano densità in zona palla con un conseguente immediato contropressing, andando così a chiudere spazi e linee di passaggio al portatore palla, consentendo il rallentamento di una ripartenza avversaria con lo scopo di permettere sia alla squadra stessa di effettuare un ripiegamento difensivo, dopo uno sbilanciamento in fase di possesso, sia la rottura della transizione avversaria sfruttando un eventuale squilibrio tattico avversario per capovolgere la situazione e ripartire aggressiva in transizione positiva. 

L’INIZIO DEL MITO

MAINZ
Il Mainz scegliendo Jurgen Kloop come proprio tecnico, diventa il primo club tedesco a scegliere come allenatore un proprio giocatore in attività.
Soltanto due giorni più tardi, si disputerà una match decisivo ai fini della lotta per non retrocedere. I giocatori bianco rossi nei fatti sono più sorpresi dalle tempistiche di quell’annuncio anziché da quella scelta di per sé. Klopp infatti in campo risulta essere un esempio per tutti i suoi compagni, un modello da seguire e tutti i componenti della rosa sono pronti a scommettere su di lui.
Le prime sette panchine di Jurgen  sono una marcia trionfale, ed il Mainz colleziona 6 vittorie. Tutti, subito, si rendono conto, che non siamo davanti ad un traghettatore.

L’anno successivo lotterà tutti il campionato per la promozione in Bundesliga. Il Mainz comanderà la classifica per le prime 17 giornate.  A soltanto 3 giornate dalla conclusione del campionato è saranno secondi, basterà loro volta vincere 1 della ultime 3 partire per avere la matematica della promozione. Purtroppo otterranno soltanto bdu pareggi ed una sconfitta. Chiuderanno quarti e non centreranno la promozione.

Anche l’anno successivo sfioreranno soltanto l’impresa. Saranno fuori infatti a causa della differenza reti e nella fattispecie a causa di due reti segnate al 90’minuto di gioco.
La delusione per Klopp ed i suoi ragazzi é davvero cuocente ed il tecnico valuta con decisione l’ipotesi di lasciare la guida del club tedesco. Al ritorno a Mainz troverà però 10000 tifosi che lo acclamano gridando il suo nome a squarciagola.
Klopp si prenderà il centro della piazza, impossessandosi del microfono e dicendo:”ci abbiamo provato due volte, ci proveremo una terza”. La piazza esplose.

Il tecnico tedesco é un inguaribile ottimista, capace di trasmettere agli altri la sensazione che tutto sia possibile e che a prescindere da tutto si avrà comunque successo. Il terzo tentativo va a buon fine, grazie alla sconfitta dell’Allemagne all’ultima partita. Per la prima volta nella sua storia il Mainz entra a fare parte della Bundesliga.

Le prime due stagioni nonostante un budget molto limitato il Mainz chiude per due volte all’ undicesimo posto della graduatoria. Kloop prima di ogni gara si prepara frasi per motivare i propri calciatori e orrende sempre che il piano sia chiaro per tutti. Purtroppo la terza stagione in Bundesliga (2007) si conclude con la retrocessione del Mainz. Molti club, anche importanti si interesseranno a lui, ma Jurgen per attaccamento ai colori bianco rossi decise ancora da una volta di restare. L’ anno seguente non riuscì a centrare la promozione e capì che la sua esperienza al Mainz era giunta alla conclusione. Questa fu una scelta sofferta, fatta con la testa e non con il cuore. Alla faccia ne dell’ultima partita la curva intonò ” Jurgen Walk alone”.
La società organizzò una grande festa di addio, lui piangerà con la sua gente ed alla fine dirà:”quello che sono oggi, lo devo soltanto a voi”. Fu l’addio del più grande tecnico della storia del club tedesco.Non è importante quello che dice la gente quando arrivi, ma quando vai.

J. Klopp

BORUSSIA DORTMUND
Il Dortmund in quegli anni stava perdendo la propria identità e per queta ragione le vespe pensarono a Klopp. La gente inizialmente non prese benissimo il suo arrivo, il pensiero comune che serpeggiava tra i tifosi era che per tornare a vincere occorresse del tempo. Klopp rimase però sempre molto convinto, sapeva che se fosse riuscito a convincere emotivamente la gente, avrebbe potuto ripetere quello che aveva fatto al Mainz.

Iniziò da subito a lavorare sulla testa dei suoi calciatori ed a spiegare l’importanza del gen gen pressing. Li concetto di base era piuttosto semplice, pressing immediato sugli avversari, non appena la sua squadra avesse perso il possesso palla. Questo deve avvenire in gruppo, preoccupandosi di coprire gli spazi ancora prima degli uomini. Gli obbiettivi sono 2, cercare di non concedere il contropiede alla squadra avversaria, soffocando l’azione sul nascere e cercare di recuperare la palla il più velocemente possibile.
Si tratta di un sistema di gioco molto dispendioso, e può avvenire soltanto se applicato da un gruppo di giocatori che perseguono le stesse finalità e gli stessi obbiettivi.

I primi due anni sono interlocutori, nonostante questo però si inizia a vedere la mano del tecnico sulla squadra.

Ma é dalla terza stagione che si mette veramente in moto la macchina, che il tecnico tedesco ha messo a punto. Nel girone d’andata per ben 2 volte riescono ad inviarle ben 7 vittorie consecutive. Vinceranno il titolo di campioni d’inverno ed a fine campionato avranno messo le mani sulla Bundesliga con numeri da record. Riesce dunque a vincere nonostante la giovane età di gran parte dei componenti della rosa ed in pochi investimenti fatti dalla società di Dortmund. Il timore di tutti é quello di veder partire l’anno successivo molti dei giocatori più importanti, ma così non sarà. Sono tutti stregati da quell’uomo.

La stagione successiva (2011/12) non parte sotto i migliori auspici, dopo 6 giornate si ritrovano a ben 11 punti dal Bayern capolista. Klopp riesce in una nuova impresa, trasformare quella delusione in adrenalina. Non perderanno più neanche una partita, ed a fine anno saranno di nuovo campioni di Germania. Quello che per molti di il punto più alto del Borussia di KLOOP, andò in scena il 12 Maggio 2012. Asfaltarono letteralmente il Bayern Monaco in finale di coppa di Germania, imponendosi per 5-2. Risultato non affatto bugiardo. Quella partita rappresenta l’ emblema della filosofia di Kloop.

Anche nella stagione successiva avviene il miracolo; il gruppo resta miracolosamente intatto. L’obbiettivo adesso é (e non può essere altrimenti) uno soltanto: La Champions.
Le vespe dominano il girone eliminatorio chiudendo davanti a Real, Ajax e City.
Giungeranno in finale dopo aver eliminato nelle semifinali il Real Madrid e si troveranno davanti il Bayern Monaco.

Jurgen Klopp definirà la finale di Champions come il pass per la gloria eterna. Se non vinci destinati margini del calcio.
Purtroppo il Dortmund uscirà sconfitto per 2-1 a causa di un goal di Robben al minuto ’89, dopo aver condotto per larga parte la partita.

L’ambiente è a terra,regna la depressione e lo sconcerto. Anche Klopp inizialmente accusa il colpo, ma come sempre riesce comunque il lato positivo. Infatti disse:
“Fa male, ma é una buona esperienza”.

È la fine del ciclo del Borussia terribile di Kloop, i grandi giocatori iniziano a partire, ma nonostante questo l’ anno seguente si conferma seconda forza della Bundesliga.
Conclusa la stagione ai presentò davanti ai microfoni in conferenza stampa e, con la solita onestà e sfacciataggine sfidò la dirigenza dicendo:
so che voi mai avreste il coraggio di farlo, per cui lo farò io. É finita, me ne vado”.

Il muro giallo nero, ovvero la curva sei supporters del Borussia Dortmund, gli dedicò una coreografia con scritto:
“DANKE JURGEN”.

LIVERPOOL
Dopo un anno di inattività, arriva la chiamata giusta. Il Liverpool. La società inglese ha le caratteristiche giuste, per stimolare le corde del tecnico tedesco: Non vince da un po’di tempo, é una società gloriosa ed ha una tifoseria passionale.
Durante la sua prima conferenza stampa come tecnico dei “red’s” saranno due le frasi che spiccheranno su tutte le altre: “il Liverpool é un club speciale ed è perfetto per me. Entro 4 anni vinceremo un titolo”. Ed ancora: “spero di amare il mio lavoro qui”.
Spiegherà da subito che per vincere servirà del tempo, per il semplice fatto che per vincere domani devi lavorare oggi. La prima cosa che invece dirà ai propri calciatori, sarà che non potranno toccare la sacra scritta impressa all’ingresso del terreno di gioco ” THIS IS ANFIELD”, fin quando non avranno vinto qualcosa.

Porterà subito il suo calcio formato da velocità ed aggressività, ma al termine della prima stagione , nonostante la sua impronta su gioco della squadra sia piuttosto evidente, la sua squadra si piazzerà soltanto all’ottavo posto. Arriveranno comunque in finale di Europa League, dove saranno sconfitti dal Siviglia. Al termine di quella stagione Jurgen Klopp sarà definito come il più grande perdente di successo dell’ultimo decennio. Sarà evidente ancor più che nel passato come a Klopp interessi più l’uomo del professionista e questo sarà facilmente evincibile nei suoi colloqui con i calciatori.

Nelle due stagioni successive otterrà due 4 posto, ma al termine dell’ultimo il Liverpool raggiunse la finale di Champions League. Di fronte avranno il Real Madrid degli invincibili.

Sarà una partita maledetta con Salah che si infortuneirà dopo pochi minuti ed il portiere Carrius che le combinerà di tutti i colori. Saranno gli spagnoli ad alzare la coppa dalle grandi orecchie, ma quella notte tutto il pubblico presente allo stadio e davanti alla TV, ebbe la sensazione di assistere ad uno spartiacque tra due società che stavano passandosi il testimone. Klopp non vedeva l’ora di raccoglierlo.
Una delle grandi peculiarità del tecnico tedesco é assolutamente quella di parlare ad i giocatori dopo una sconfitta, seppur cuocente, infondendo loro grande speranza.

L’anno successivo arrivò alla corte di Klopp il portiere brasiliano Allison, che si rivelerà una pedina fondamentale per il nuovo progetto tattico del Liverpool. In questa stagione Jurgen mostro a tutti come state era evoluto il suo Gen-gen pressing, che spesso aveva la controindicazione di stancare notevolmente i calciatori. Da adesso in avanti invece, ci saranno momenti, situazioni, dove si attenderà l’avversario per ingannarlo. Più possesso palla più dominio del gioco. Un altra qualità di Klopp che la non si può insegnare é quella di fare ai che i propri uomini siano l’anima per lui. In campionato il Liverpool domina ed il cammino in Champions fino alle semifinali é a dir poco trionfale.

In semifinale appunto si troveranno davanti il Barca di Messi. A Barcellona fu un disastro con la squadra catalana che si impose con un perentorio 3-0. All’Anfield però la banda Klopp compì un impresa epica imponendosi per 4-0 ribaltando così il risultato dell’andata e raggiungendo la finalissima per il secondo anno consecutivo.

Arrivarono in finale con la carogna in corpo per aver gettato un campionato dominati dalla 1 alla 28 giornata. Fu il City a trionfare grazie ad un goal di Kompany a tempo scaduto. La finale di Champions sarà invece un derby tutto d’oltremanica contro il Tottenham si Pocettino.
In una delle interviste ore match un giornalista gli chiederà se questa volta sarebbe stata diversa dalla precedente e lui rispose che l’unica cosa a restare immutata sarà il calcio d’inizio.
Il Liverpool si imporrà con n un perentorio 2-0 e sarà un apoteosi una notte magica all’insegna dei festeggiamenti senza fine.

Adesso il tassello mancante é rappresentato dalla Premier League, un trofeo che a Liverpool manca da 30 anni. Decisamente troppi per un club tanto carico di storia. Inizia il campionato ed i ragazzi si Klopp fanno solamente una cosa, ovvero sottomettano e demoliscono ogni singolo avversario. Alla giornata 27 avranno totalizzato 26 vittorie ed 1 pareggio. Vinceranno il campionato alla giornata 32 con ben 6 turni alla conclusione. Come loro, nessuno, mai. Klopp piangerà in diretta TV dicendo: “sono totalmente sopraffatto dall’emozione, non avrei mai creduto di potermi sentire così”.

Questo è Jurgen Klopp, un uomo che si è commosso per aver regalato un sogno ad un popolo. Esattamente come a Mainz prima e Dortmund dopo, anche a Liverpool ha semplicemente conquistato tutti. Una frase tra tutte quelle che ha detto che può rappresentarlo di più?

” Devi perdere molto per capire di non essere un perdente”.

a cura di Marzio De Vita 

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