
Oggi nelle pagine del Corriere dello Sport troviamo un editoriale firmato da Alessandro F. Giudice sugli indici di liquidità: “Da tempo i tifosi seguono con più interesse l’indicatore di liquidità che i vecchi parametri delle prestazioni sportive. È il rapporto tra attività correnti e passività correnti. Al numerato vanno le somme che il club si aspetta di ricevere entro 12 mesi, per esempio dai clienti o da altri club a cui ha ceduto calciatori. Al denominato tutte le somme dovute entro 12 mesi a terzi. Si rileva due volte l’anno: 31 marzo e 30 settembre, cioè prima delle ultime due finestre di calciomercato e non deve scendere sotto 0,60. È un indice di sanità della gestione perchè un’azienda con il 40% delle somme da sborsare nel breve scoperte da incassi imminenti è in grave tensione finanziaria.
Il 30 settembre la Juve era a 0,57: l’aumento di capitale è stato dunque provvidenziale per il mercato di gennaio ma anche a marzo il club non rispettava il parametro. Il problema è che nella gestione casereccia di molti club i debiti vengono spesso rinviati o coperti con altri debiti. Nella sua fragorosa polemica Commisso ha puntato il dito sull’indicatore di liquidità, sfidando altri presidenti a pubblicarlo e ricordando orgogliosamente che il supporto garantito alla Fiorentina dal suo gruppo gli consente di rispettare le regole”.
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