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Karius disastroso in finale di Champions per colpa di un trauma cranico dopo scontro con Sergio Ramos

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Karius disastroso in finale di Champions per colpa di un trauma cranico dopo scontro con Sergio Ramos

Redazione

5 Giugno · 12:53

Aggiornamento: 5 Giugno 2018 · 12:53

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È stata la storia più triste degli ultimi mesi. Anzi sono due storie tristi infilate una dentro l’altra. Loris Karius ha giocato la finale di Champions League, l’ha giocata malissimo, è stata forse la serata più orrenda della sua vita, che avrebbe voluto dimenticare già negli spogliatoi. Ma non era possibile. Aveva regalato un pallone a Benzema, s’era fatto passare tra i guanti un tiro, forte ma centrale, di Bale. A fine partita si è messo a piangere come un bambino, vagava disperato per il campo, come se intorno a lui non ci fosse più nessuno, come se lo avessero abbandonato. E’ andato verso i tifosi sugli spalti, chiedendo pietà. L’unica cosa che gli è uscita dalla bocca, dove continuavano ad entrare litri di lacrime, è stato uno “scusatemi, vi chiedo perdono”. Lo hanno applaudito. Ma era talmente scosso che neppure se n’è accorto. E’ tornato indietro come un automa e si è messo a sedere sul prato. E ha continuato a piangere.

Forse non si è neppure accorto che i suoi due “carnefici” Bale e Benzema, gli sono andati vicino, gli hanno stretto una mano, gli hanno fatto una carezza sui capelli. Non ci stava con la testa. Sembrava un uomo confuso più che un calciatore finito. Ma c’era un motivo. Allora non si poteva sapere però. Qualche giorno dopo, come previsto, Karius è partito per gli Stati Uniti (dovrà tornare a Liverpool all’inizio di luglio). Tra le cose da fare negli Stati Uniti, oltre godersi il meritato riposo, Karius si sarebbe dovuto presentare il 30 maggio alla reception del Massachusetts General Hospital, dove alcuni radiologi lo stavano aspettando per effettuare una Tac. Pochi minuti prima di “regalare” la palla a Benzema, Karius era stato colpito alla tempia da un gomito di Sergio Ramos. Lì per lì, il ragazzo minimizzò rassicurando la sua panchina. Ma forse fece male, perché male stava.

Nel referto del 31 maggio, redatto dai dottori Ross Zafonte e Leonor Herget si legge: “Il sig. Karius ha subito un trauma cranico durante la partita del 26 maggio. Al momento della nostra valutazione il sig. Karius presenta sintomi residuali i quali dimostrano che dopo il contatto esistevano palesi disfunzioni visive e di orientamento che hanno inciso sulla sua efficienza e sulla sua prestazione e che necessitavano di un intervento immediato”.

Ciò getta una luce nuova su quella partita e sul rendimento “folle” del ragazzo, definito da più parti, con enfasi, inadatto per simili palcoscenici. E gli sviluppi che la novità del trauma cranico produce non sono risposte, sono domande. Perché è mancato l’intervento dei sanitari del Liverpool? E’ possibile che Karius non si sia reso conto di stare male proprio perché era in uno stato di confusione? E’ possibile che anche questo sia sfuggito al mediocre arbitraggio? E infine, torna prepotente anche l’antico dibattito sui traumi cerebrali nascosti nel calcio. Sono una minaccia per il futuro dei calciatori?

Repubblica.it

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