
«Ho appreso dalla stampa dell’operazione dei carabinieri e della Dda di Firenze. Una vicenda che non conosco e che nulla ha a che fare con l’appalto del Viola Park. Sono comunque grato alle fonti di stampa per avere precisato che la mia azienda è estranea all’indagine in corso».
Così Giovanni Nigro, l’imprenditore di origine calabrese a cui Rocco Commisso ha affidato i lavori per la costruzione del centro sportivo della Fiorentina di Bagno a Ripoli. Una commessa sulla quale alcuni degli imprenditori vicini alla cosca Gallace di Guardavalle avrebbero ipotizzato di mettere le mani.
Il nome di Nigro, titolare della Nigro Costruzioni di Prato, viene infatti citato come possibile obiettivo nelle carte del filone di indagine relativo alle estorsioni e alle minacce per far aggiudicare appalti pubblici alla Cantini Marino di Vicchio, l’impresa di movimento terra per l’accusa gestita di fatto da esponenti del clan. Due degli arrestati per mafia, Graziano Cantini e il suo collaboratore Nicola Verdiglione, parlano tra loro dei lavori al Viola Park come della «cosa di Nigro».
«L’intenzione di Verdiglione è quella di approcciare Nigro facendosi latore del “marchio Guardavalle”, ben sapendo che le origini calabresi dell’imprenditore lo rendano particolarmente sensibile alle dinamiche legate all’azione delle cosche». Cioè si sarebbe spaventato facilmente.
«Prima di muoversi Verdiglione chiede il consenso a Cantini, che dà il suo benestare: “Ditemi…. Io gli vado e gli riferisco”». Il piano, però, sarebbe rimasto a livello d’intenzione, senza passare all’intimidazione. Un metodo che secondo le accuse sarebbe stato invece applicato con successo altre volte.
In un’altra occasione, sempre sullo stesso imprenditore, afferma: «Mi viene da mettermi in macchina e sparargli in bocca come un cane». E poi: «Questi piccoli macellai bisogna farli sparire» Lo scrive La Repubblica.
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