Se al diciannovenne Nikola Milenkovic, appena un anno fa, aveste detto che sarebbe stato convocato per la spedizione mondiale con la sua nazionale, probabilmente, vi avrebbe presi per pazzi o al limite avrebbe pensato ad un improbabile colpo di fortuna.
La fortuna, però, aiuta gli audaci ed il ragazzone arrivato dal Partizan, nella prima stagione in viola, audace lo è stato eccome. Lo è stato in occasione del suo debutto in Serie A, nella trasferta di Cagliari, lo è stato contro la Juventus, schierato nell’inconsueto ruolo di terzino destro e mai intimorito al cospetto di avversari di tutt’altro blasone (per conferme chiedere ad un certo Higuain…), e lo è stato ogni qualvolta Pioli lo abbia chiamato in causa. Possente (e con 195 cm per 90 kg non potrebbe essere altrimenti), energico ma, al contempo, reattivo e preciso a dispetto della stazza.
17 presenze con le quali il centrale classe ‘97 ha fatto ricredere gli scettici che, già a partire dal ritiro di Moena, lo avevano etichettato come l’ennesimo giovanotto pescato chissà dove da Pantaleo Corvino… Il ragazzo di Belgrado, come la maggior parte di quelli che provengono da quell’angolo di mondo, è però fatto di un’altra pasta e le buone prestazioni, ovviamente, non sono passate inosservate in patria.
Ecco che quindi il commissario tecnico serbo, Mladen Krstajic, prima ha deciso di inserirlo nella lista dei 23 selezionati per la compagnia di Russia e successivamente (forse memore del suo: “Farò giocare Milenkovic perché è forte”) gli ha regalato la gioia dell’esordio nella più importante competizione calcistica del mondo.
Un esordio non certo banale: poiché il difensore della Fiorentina, schierato sul centro destra al fianco dell’esperto Todic, si è reso protagonista di una prova di quantità e qualità, come testimoniato dalle brillanti chiusure su Urena e Venegas. Una festa nella festa, visto che la sua Serbia è riuscita anche ad imporsi (0-1) sul Costa Rica grazie ad una magistrale punizione del solito Kolarov.
Gianmarco Biagioni