È stata una vittoria scacciacrisi (ora si aspettano riprove in Conference) per i gigliati. Dunque, va bene così, perchè i 3 punti col Lecce, dopo quanto visto contro Como e Verona, non erano affatto una pratica facile facile da mandare in archivio. Pressione e tensioni, poi, soprattutto attorno alla panchina, avevano trasformato il match nella più classiche delle partite da dentro o fuori.
Il primo tempo scorre via veloce con una Fiorentina capace di un’intensità di gioco incoraggiante. L’obiettivo è cercare il raddoppio per dare una spallata al match. Le incursioni giuste scarseggiano, obiettivamente il duo Zaniolo-Beltran dialoga benino ma non si esprime al massimo. I primi 45 minuti si chiudono con un intervento di De Gea su Karlsson, e un brivido sulla schiena viola. Nella ripresa accade poco o niente, almeno nei primi venti minuti.
Il Lecce non punge, la Fiorentina si fa vedere un paio di volte con Zaniolo che però è troppo nervoso (ammonito). Un fallo di mano di Pierret diventa il rigore (sfortunato) che Beltran si vede ribattere dal palo. Si chiude con la traversa che nega (ancora a Beltran) il 2-0 ai viola e l’occasionissima (con il rischio infarto) sbagliata da Danili Veiga. Resta il tempo di rivedere anche Gudmundsson, ma sarebbe stato meglio di no. Erroraccio nel recupero e tutti a casa. Felici (cosi e cosi) ma vincenti. Lo scrive La Nazione.