Mbala Nzola, attaccante del Lens in prestito dalla Fiorentina, racconta il suo percorso, tra sacrifici, riflessioni personali e nuove esperienze in Ligue 1, queste le sue parole ai microfoni di Gianlucadimarzio.com:
Partiamo dall’inizio. Come descriveresti il tuo percorso? Sei nato in una piccola cittadina in Angola, non hai avuto un percorso facile.
“Tanti calciatori sono partiti dai grandi palcoscenici. Ecco, questo non è il mio caso. Probabilmente Dio mi ha detto: ‘Tu no. Devi vivere altre esperienze prima di arrivare al top’. E così è stato”.
Guardandoti indietro, cosa pensi del tuo passato?
“Ci penso spesso. Sul mio braccio ho un tatuaggio in cui c’è una sagoma che fissa uno specchio. Quella figura sono io. Mi potrai trovare strano… ma quando ho dei momenti ‘un po’ giù’ mi fisso allo specchio e penso: ‘Mbala, non puoi mollare ora. Pensa ai sacrifici, alla famiglia’. E da lì riparto in quarta”.
Hai avuto tanti allenatori. Che rapporto hai avuto con Thiago Motta, ad esempio?
“Non ho mai nulla contro nessuno, voglio bene a tutti anche se mi dovessero trattare male. Credo che nulla accada per caso”.
Come ti stai trovando al Lens?
“Mi trovo bene. Ho scelto la Ligue 1 perché credo sia ricca di giocatori forti a livello tecnico. Mentre in Italia lavoriamo più sulla tattica, in Francia viene dato spazio al talento”.
Il tuo bilancio stagionale è positivo. Tra le reti c’è anche quella al PSG…
“Sì… ma è un gol come tanti. Nulla più, nulla meno”.
Con chi hai legato di più nello spogliatoio del Lens?
“Abdukodir Khusanov per me è un fenomeno. Magari in campo non parla troppo, ma il suo modo di giocare, l’atteggiamento, sono da vero campione. Nonostante la giovane età per me è un fuoriclasse”.
Hai avuto un percorso particolare, tra Serie B, Serie C e anche Portogallo. Come valuti quelle esperienze?
“Ogni tanto ripenso al mio percorso, chiaramente. Ho giocato in Serie B e C, le partite in quelle categorie dove c’è poca tecnica. Ma sono fondamentali per farti crescere”.
Parlando di Italia, quanto è stato importante Vincenzo Italiano per te?
“L’ho conosciuto a Trapani. Ho sempre detto ai miei compagni che sarebbe diventato un grande allenatore. A lui non l’ho mai detto direttamente. Mi ha aiutato tanto. Gli sarò sempre riconoscente. Anche per il trasferimento a Firenze? Sì, sono grato a lui. Anche se con la maglia della Fiorentina le cose non sono andate per il verso giusto”.
C’è un episodio particolare legato alla tua carriera che ricordi bene?
“Sì, quello contro l’Inter. Lo ricordo bene. Ma rimasi tranquillo, non mi agitai. Sapevo di avere l’orecchino. L’avevo fatto poco tempo prima e non volevo toglierlo, altrimenti si sarebbe chiuso il buco. Ci sono stati momenti di tensione, ma sono rimasto in campo, mi sono preso la responsabilità”.
Fuori dal campo, chi è Mbala Nzola?
“Sono fiero dell’uomo che sono oggi. Ho Naruto come immagine di profilo su Instagram non per caso. Il suo personaggio, la sua vita, le sue difficoltà. Riesce sempre a mantenere i nervi saldi. Mi rivedo molto in lui”.
Hai uno stile ben definito, anche sui social. Quanto conta per te?
“Mi piace vestirmi bene. Questo è grazie anche alla mia ragazza che lavora in questo settore. Lei mi dà una mano a vestirmi, ma lo stile dei capelli e dei tatuaggi lo decido io. In Italia? Ikoné e Sottil hanno uno stile che mi piace. Ma la maggior parte dei miei compagni si vestivano un po’ tutti uguali”.