Responsabilità, autorevolezza, carisma. In una parola: leader. Ogni squadra ne ha uno riconosciuto da tutto il gruppo, quello che indossa la fascia da capitano e che ci mette la faccia nei momenti più difficili dentro e fuori
dal campo. German Pezzella leader è sempre stato. Silenzioso ma deciso, grintoso ma educato. E soprattutto orgoglioso. Di indossare la fascia ereditata da Davide Astori, col quale ha giocato fianco a fianco in difesa e ha condiviso gioie e dolori del mestiere, Orgoglioso anche di vestire quella maglia che in passato altri argentini hanno onorato e reso gloriosa. Gonzalo Rodriguez, Batistuta, Passarella. Miti, idoli, esempi. Come “El Caudillo”, che con Pezzella ha sempre avuto un rapporto speciale fin dai tempidel River Plate. German giocava e Daniel era il presidente. E non mancava di ricordargli quanto fosse stata indimenticabile la sua esperienza con la Fiorentina.
Sarà un caso ma l’ex difensore del Betis, riscattato per 10 milioni di euro, ha segnato il suo unico gol in campionato al
Franchi. Angolo dalla sinistra e stacco di testa sotto gli occhi del suo idolo Passarella quel giorno in tribuna. Era settembre dell’anno scorso e da quel giorno la sua avventura in viola è decisamente decollata. Pezzella è diventato
sempre più leader del suo reparto e dopo la tragica scomparsa di Astori ha iniziato a studiare da capitano. Nel segno di Davide, incarnando lo spirito fiorentino nel migliore dei modi. «Oggi più che mai, insieme siamo più forti», il suo messaggio nel giorno della sentenza del Tas che ha gelato le speranza di Europa della sua squadra. Un messaggio accompagnato dalla foto dei funerali di Astori in Santa Croce. Unità e voglia di riscatto, come nella
prima stagione in viola.
A scriverlo è Repubblica