di Flavio Ognissanti
Ha iniziato Pioli, su precisa domanda a Sky Sport dopo la partita contro la Lazio: “Futuro? Ho già deciso. Ne parleremo a fine stagione. Ma il rinnovo o la proposta ancora non sono arrivate…” Queste in sostanza le parole del tecnico.
Poi è arrivata la risposta di Cognigni, con una settimana di distanza che ha replicato: “Squadra senza identità, parole di Pioli fuori tempo e logica”
Un botta e risposta secco, deciso. Che segna due posizioni diverse. Pioli ha detto la sua, il presidente prima lo ha bacchettato in maniera poco equivocabile (“squadra senza identità”) poi lo ha richiamato all’ordine (“non è il momento di parlarne”). Se questo fosse avvenuto in sede, al centro sportivo o al telefono sarebbe stato molto meglio ma tant’è. La comunicazione non è il forte di questa Fiorentina, ma questo già lo sapevamo.
Che siano gli ultimi mesi di Pioli a Firenze ormai è cosa nota, seppur ci saranno le solite e banali smentite di circostanza. Il finale di questa storia sta ricordando a tanti le separazioni avute con Paulo Sousa e Montella, giusto per restare negli ultimi anni. Molti tifosi e addetti ai lavori stanno paragonando le situazioni, ma adesso le cose sono ben diverse.
Montella e Paulo Sousa avevano portato la squadra viola ad un passo dalla gloria, l’aereoplanino con tre anni meravigliosi ricchi di calcio spettacolo, un terzo posto sfiorato, quarto posto stabile, ad un soffio dal trionfo in Europa League e Coppa Italia. Sousa invece, portando i viola al primo posto alla fine del girone di ritorno e con un gioco ancor più pratico e spettacolare del suo predecessore. Entrambi non sono stati accontentati quando hanno chiesto un piccolo sforzo alla società per vincere e fare il salto di qualità. Non avendolo avuto, si sono ribellati e sono arrivati allo scontro con la società gigliata.
Pioli, con tutto il rispetto, non ha raggiunto nemmeno la metà dei risultati dei suoi colleghi, ha fallito sotto il punto di vista tecnico, tattico e di risultati. Lo scorso anno la squadra è arrivata ottava, quest’anno la Fiorentina è decima e lontana 8 punti dall’Europa League. Eppure è più matura rispetto allo scorso anno, tanti giocatori sono migliorati ma sopratutto l’innesto di Muriel ha reso molto più forte l’undici viola. Eppure i risultati non raccontano di questa forza. Nelle ultime undici partite la Fiorentina ha vinto solo due volte. Due volte. Su undici partite.
Eppure non c’è gioco e come ha ben detto Cognigni, la squadra non ha un’identità. Ci sono stati dei veri e propri disastri tattici. I più gravi restano le scelte nella partita più importante della stagione, in casa contro l’Atalanta nella semifinale di Coppa Italia, dove lo schierare un’inedita difesa e tre e mettere Vitor Hugo a tutto campo su Ilicic hanno aperto porta e difesa alla squadra di Gasperini che ha segnato 3 gol al Franchi.
Da Pioli mai un’intuizione tattica, mai uno stravolgimento, mai un’invenzione. E infatti i risultati contro le piccole ne sono la dimostrazione. Punti persi contro Frosinone, Cagliari, Bologna, Genoa, Udinese, Sassuolo e Parma. Clamoroso ma vero.
Se Cognigni, Della Valle o la società attaccano e non accontentano chi li ha portati ad un passo dalla gloria, dalla vittoria vera, dai grandi traguardi allora in quel caso sbagliano. Ma se la società richiama all’ordine e al lavoro un tecnico che sta fallendo allora stavolta ha ragione.
Pioli ha anche la grande colpa di aver avallato tutte le scelte sul mercato di Corvino, di non aver voluto a luglio un vice Simeone degno di questo nome, di non aver chiesto in estate un vero sostituto di Badelj. Le scelte fatte sul mercato da Corvino sono state fatte insieme con Pioli. Il tecnico le ha sempre condivise e difese. Basta ascoltare le sue conferenze stampa.
Poi, tutto si può dire, gli errori sono stati di certo fatti, ma guai a sostenere che questa è una Fiorentina scarsa. Cinque titolarissimi viola giocherebbero titolari in tante squadre che lottano per il vertice o giocano in Champions League. Parliamo di Pezzella, Milenkovic, Veretout, Muriel e Chiesa. Poi ci sono tanti altri buoni giocatori come ad esempio Biraghi (terzino sinistro titolare in nazionale) e Benassi, che si, non saranno fenomeni, ma nemmeno scarsi e inopportuni per andare in Europa League.
Poi, lo ripetiamo, per battere Frosinone, Cagliari, Bologna, Genoa, Udinese, Sassuolo e Parma non servono Messi, Ronaldo e Mbappè.
Pioli si prende le sue responsabilità, ammetta i suoi errori. Ne sono tanti, tantissimi…