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Polveriera Lazio, Inzaghi è affranto e rischia il posto, con la Fiorentina si può solo vincere. La società…

Rassegna Stampa

Polveriera Lazio, Inzaghi è affranto e rischia il posto, con la Fiorentina si può solo vincere. La società…

Redazione

5 Ottobre · 11:46

Aggiornamento: 5 Ottobre 2018 · 11:48

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Beve un bicchiere d’acqua per tentare di sbollire la rabbia e spiegare il perché di una sconfitta così grave. Alla sua destra nella sala stampa ci sono Angelo Peruzzi e Igli Tare. Volti scuri. Soprattutto il secondo. Il momento è difficile. Il tecnico guarda fisso davanti a sé e risponde a tutte le domande. Non ci sarà il ritiro. Oggi allenamento a Francoforte, al campo numero 5, poi il ritorno a Roma. La Fiorentina e poi la sosta. «La Lazio fa più notizia quando perde due partite, piuttosto che quando ne vince 5», sottolinea Simone Inzaghi. Nello spogliatoio ha guardato tutti in faccia e ha ribadito un concetto molto importante: «Quando giochiamo da squadra andiamo bene».

Tradotto è deleterio che siano i singoli a voler decidere le partite. In questo momento bisogna essere compatti. «Sono molto dispiaciuto per queste due sconfitte, sono due partite importanti. Sicuramente non siamo contenti quando perdiamo. Queste due sconfitte sono pesanti, ma c’è tempo per rimediare. C’è la partita prima della sosta con la Fiorentina per rimediare. Sono sicuro che i ragazzi daranno prova di fare una grande partita. Non ho la palla di vetro, ma faremo di tutto per vincere domenica», rimarca Inzaghi. È affranto e si vede benissimo.

Parolo, capitano di una squadra che sembra non esserci più, prova a catturare un raggio di luce nel buio di Francoforte: «Sono convinto che in 11 contro 11 avremmo potuto ribaltarla. Poi con un uomo in meno, in uno stadio così, tutto è stato più difficile. Avevamo trovato il gol del pareggio, poi loro hanno fatto quello del 2-1, ma era ancora una gara equilibrata e aperta. Dispiace per il 4-1, è un passivo esagerato. Io non sono così negativo, nel primo tempo siamo rimasti in partita. Alla lunga l’avremmo ribaltata, come con il Vitesse l’anno scorso».

Ora serve una reazione da squadra perché più che il nome dietro la maglia è il simbolo che c’è davanti a contare. Concetto che qualcuno sembra aver dimenticato. Cosi riporta questa mattina Il Messaggero.

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