Come scrive questa mattina La Repubblica, un verbale carico di omissioni rischia di far esplodere nuovamente la tensione nella Lega Serie A. Il consigliere indipendente della Lega, Gaetano Blandini, ha scritto una lettera per denunciare un fatto grave. Serio no, perché la serietà, in quegli uffici, è diventata merce sempre più rara. Al punto che, un gruppo di squadre, è pronto a chiedere oggi, nell’Assemblea di Lega che coinvolgerà tutti i 20 club del campionato italiano, le dimissioni del Consiglio – ossia dei propri rappresentanti – compresi il presidente Lorenzo Casini e l’amministratore delegato Luigi De Siervo. Ma andiamo con ordine.
Bladini, in una lettera inviata lunedì al presidente Casini, segnalava come il verbale redatto a conclusione del Consiglio di Lega di lunedì scorso – in cui affrontava la tensione tra Casini e De Siervo figlia dell’intervista del secondo a Repubblica – presentasse tre gravi omissioni. Insomma, che si trattava di un verbale monco o, nella peggiore delle ipotesi, falso. “La sintesi estrema non da atto di tre rilevanti Interventi”, scrive Blandini.
Spiegando ciò che non era stato verbalizzato. Ossia che in quel Consiglio, Scaroni “ha sottolineato la gravità di quanto accaduto sia con riferimento alla intervista a Repubblica dell’ad, sia riguardo all’espressione usata dall’ad nella mail al legale”, ossia alla frase, riferita a Casini, “lo sfondo”. Poi, ha riportato l’attenzione su una sua segnalazione omessa: “Sottolineavo come il legale che l’ad definisce suo “avvocato personale”, fosse in realtà contrattualizzato dalla Lega”.
Ma l’omissione più grave, in quel verbale di Consiglio, è un’altra: “L’intervento del Consigliere Rebecca Corsi che auspicava che la vicenda si fosse chiusa così per evitare di portare la questione in Assemblea”. In pratica, la figlia del presidente dell’Empoli proponeva di non informare le altre società sulle questioni emerse. Un fatto grave.
Per tutto ciò, un gruppo di squadre è fortemente insoddisfatto della gestione del Consiglio di Lega. E oggi dovrebbe chiedere ai consiglieri di fare un passo indietro. Contatti sono in corso in queste ore per studiare la mossa, ma certo la tensione cresciuta esponenzialmente nelle ultime settimane tra presidente e amministratore delegato ha innervosito alcune società. Se quattro consiglieri dovessero, di fronte a queste richieste, decidere di dimettersi, crollerebbe l’intero Consiglio: basta infatti venga meno la maggioranza per la decadenza di tutti i componenti. Compresi presidente e ad.
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