Luciano Spalletti, ct della Nazionale italiana, ha così parlato a La Gazzetta dello Sport, di Moise Kean: “Ho due certezze, e loro avvertono la fiducia. Mateo Retegui e Moise Kean. Kean-Retegui? Sono due bomber nel vero senso della parola. E questa per me e per il mio lavoro è una gratificazione, più che una consolazione. Più di dieci anni fa in testa a questo punto della stagione c’erano Toni ed Immobile. A questo non avevo pensato, sono cose più da voi giornalisti. Ma ciò non significa che non sia una bella lettura. Sono centravanti diversi. Per caratteristiche: Retegui è una prima punta di posizione, Kean di movimento, quasi seconda punta per certe variazioni sul tema. E ovviamente sto solo provando a sintetizzare. Però sicuramente vedo un parallelo fra i due: entrambi in questa stagione si stanno completando, a livello di crescita personale. Moise resta potenza unita alla tecnica, ma prima non era così finalizzatore: meno da area, più di movimento.
In questo si è perfezionato, è migliorato molto nelle cosettine che gli mancavano, anche se nel primo controllo, rispetto a Mateo, ci mette ancora un pochino di più a sistemarsi la palla. Però, mentre a Retegui devi un po’ portarla, per farlo tirare, Kean se la porta in zona gol anche da solo, per cercare la porta. È l’eredità dell’essere stato un attaccante esterno: nel Psg giocava così, nella Juve lo ha fatto, anch’io l’ho messo a sinistra. E lui è migliorato nel venire a ritagliarsi spazi in area. Visto il gol contro il Genoa? Segue il cross girandosi con il corpo e dà la frustata d’esterno: un gol da Ibrahimovic, da Cristiano Ronaldo. E il gol contro l’Inter, di testa? Da centravanti puro. È passato prima davanti al difensore, per farsi vedere, poi è andato a “nascondersi”, poi è schizzato fuori per andare a segnare. È la prima cosa che deve saper fare un attaccante: nascondersi. Perché il difensore è comodo anzitutto quando vede palla e uomo: questo è solo un principio di massima, ma spesso funziona”.
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