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Zaniolo rimpiange la Fiorentina: “A Firenze stavo bene, avevo la mia comfort zone. Poi la batosta”

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Zaniolo rimpiange la Fiorentina: “A Firenze stavo bene, avevo la mia comfort zone. Poi la batosta”

Redazione

9 Febbraio · 20:59

Aggiornamento: 9 Febbraio 2021 · 20:59

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Nicolò Zaniolo si è raccontato in una lunga intervista al magazine Icon, pubblicata sul suo profilo Instagram. Il classe ’99 della Roma ha dichiarato il proprio amore per il club giallorosso. Ecco le sue parole riportate da Romanews

“La Roma mi ha cambiato la vita, in tutti i sensi. Mi ha preso da ragazzino e mi sta facendo diventare uomo, mi ha dato l’opportunità di giocare, mi ha regalato tutta questa popolarità. Come posso non amarla”.

Ti senti un calciatore già affermato?
Non mi sento affermato, sento che ogni giorno devo lavorare per diventarlo: sono un ragazzo con tante potenzialità, ma che deve migliorare sotto tanti aspetti. In una squadra come la Roma di pressioni ce ne sono di più che in una squadra normale: sta a me gestirle nella maniera giusta, e io lo faccio allenandomi sempre al massimo.

La Nazionale?
I ko al ginocchio sono stati delle mazzate, ma mi hanno fatto crescere dal punto di vista umano e caratteriale. Adesso ce la metterò tutta per arrivare a Euro 2020 al 100%, per poi provare a vincerlo con la Nazionale.

Quanto è stato importante tuo padre?
Avere mio padre al mio fianco è stato un vantaggio, perché lui ha già vissuto tutte le cose che ora sto attraversando io. Mi ha aiutato molto e ancor oggi i suoi consigli sono molto preziosi.

Il debutto contro il Real Madrid?
Non mi aspettavo che succedesse tutto cosi in fretta, ma in fondo ci speravo.

L’addio alla Fiorentina?
A Firenze ero ancora un ragazzino, stavo bene, avevo gli amici. Avevo trovato la mia comfort zone. È stata una vera batosta quando mi hanno detto che non rientravo più nei loro piani: ho dovuto cambiare città, abitudini, lasciare tutto.

La svolta con l’Entella?
Sono arrivato l’ultimo giorno di mercato, con la squadra già fatta. Mi son detto: “Do tutto, altrimenti cambio mestiere”. Alla fine ce l’ho fatta, ho trovato spazio e non sono più uscito, e da li è iniziata la scalata, Chissà se la storia sarebbe stata identica senza quel no della Fiorentina… È stato un rifiuto che mi ha scosso: ho capito che non era più soltanto un gioco. Sono stato bravo a rimettermi in corsa, a tirare fuori quello che avevo dentro. E ho scoperto che avevo ancora tanto da dimostrare e da imparare.

L’approdo alla Roma?
Lì ho capito che era cambiato qualcosa nella mia carriera. Fino a poche settimane prima mi allenavo con i ragazzini, adesso ero nello stesso spogliatoio di campioni come De Rossi, Kolarov o Dzeko. In un contesto del genere bisogna farsi trovare pronti: se prima davo dieci, adesso devo dare cento. Due giorni prima della firma con la Roma mi arriva un messaggio da parte di De Rossi, che era capitano: “Benvenuto in famiglia”. Ho subito capito che persona era, si è rivelato un campione dentro e fuori dal campo. Prima di arrivare a Trigoria credevo che i grandi calciatori non mi avrebbero dato retta: invece mi hanno sempre aiutato, dato dei consigli, e ancora oggi prendo esempio da loro, perché c’è sempre da imparare qualcosa. La Roma mi ha cambiato la vita, in tutti i sensi. Mi ha preso da ragazzino e mi sta facendo diventare uomo, mi ha dato l’opportunità di giocare, mi ha regalato tutta questa popolarità. Come posso non amarla.

Il rapporto con la moda?
La moda mi è sempre piaciuta, anche se non sono un fanatico ci tengo a vestirmi bene. E poi Dolce&Gabbana è sempre stato uno dei miei marchi preferiti.

Tempo libero?
Poco. Di solito la Playstation, oppure le videochiamate con gli amici. Ma la mia routine è casa-lavoro costantemente, ancor di più adesso che c’è la pandemia.

Idoli?
Da bambino ho sempre ammirato Kaká: aveva tutto, corsa, dribbling, come modo di giocare mi ispiravo a lui. Adesso il mio riferimento e Ibrahimovic: vorrei essere come lui, un giorno vorrei scrivere pagine importanti come ci è riuscito lui. È un esempio anche come leader e trascinatore: in futuro mi piacerebbe aiutare i più giovani, quelli che arrivano in prima squadra, e farli arrivare in alto.

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